Bambino 44 - Tob Rob Smith
>> venerdì 31 dicembre 2010
Ambientato nella russia staliniana, è un thriller che si lascia leggere molto facilmente. I personaggi sono ben descritti e la storia particolarmente articolata. E' incentrata sulla caccia ad un killer seriale ed è interessante per tutto quello che vi fa da sfondo: la Russia con la sua miseria e povertà, i metodi coercitivi usati dalla polizia per estorcere confessioni, l'ideologia che pone il bene della nazione al di sopra del singolo e non ammette l’esistenza di alcun tipo di crimine, segnale di corruzione morale dei costumi e deleteria per l'immagine del socialismo.
Mi hanno lasciato perplesso le motivazioni che spingono il criminale ad uccidere le sue vittime.
Pavel non credeva ai propri occhi. Era strano, magro, con gli occhi verdi e il pelo nero maculato: era senza ombra di dubbio un gatto. Stava facendo legna quando vide l'animale schizzare fuori dalla casa di Marija Antonovna, attraversare la strada coperta di neve e dirigersi verso il bosco. Trattenendo il fiato si guardò rapidamente attorno. Nessun altro lo aveva visto. Non c'era nessuno in giro, e nessuna luce alle finestre. Sbuffi di fumo uscivano da meno della metà dei comignoli, unico segno di vita. Era come se il villaggio fosse stato soffocato dalla pesante nevicata, spenta ogni traccia di vita. La neve era in gran parte intatta: c'era a malapena qualche impronta e nemmeno un sentiero spalato. I giorni erano silenziosi come le notti. Nessuno si alzava per lavorare. Nessuno dei suoi amici giocava, rimanevano tutti dentro casa, sdraiati sui letti, abbracciati ai famigliari, file di occhi enormi e infossati a fissare il soffitto. Gli adulti avevano cominciato a sembrare bambini, i bambini a sembrare adulti. Quasi tutti avevano smesso di darsi da fare per trovare del cibo. In quella situazione, l'apparizione di un gatto aveva del miracoloso: una creatura da tempo considerata estinta che ricompare.
Pavel chiuse gli occhi e cercò di ricordare l'ultima volta che aveva mangiato carne. Quando li riaprì, sbavava per l'acquolina. La saliva gli colava giù ai due lati del mento, in grossi rivoli. Si pulì con il dorso della mano. In preda all'eccitazione, gettò a terra il mucchio di legna e corse a casa. Doveva riferire a sua madre Oksana la straordinaria notizia.
Mi hanno lasciato perplesso le motivazioni che spingono il criminale ad uccidere le sue vittime.
Pavel non credeva ai propri occhi. Era strano, magro, con gli occhi verdi e il pelo nero maculato: era senza ombra di dubbio un gatto. Stava facendo legna quando vide l'animale schizzare fuori dalla casa di Marija Antonovna, attraversare la strada coperta di neve e dirigersi verso il bosco. Trattenendo il fiato si guardò rapidamente attorno. Nessun altro lo aveva visto. Non c'era nessuno in giro, e nessuna luce alle finestre. Sbuffi di fumo uscivano da meno della metà dei comignoli, unico segno di vita. Era come se il villaggio fosse stato soffocato dalla pesante nevicata, spenta ogni traccia di vita. La neve era in gran parte intatta: c'era a malapena qualche impronta e nemmeno un sentiero spalato. I giorni erano silenziosi come le notti. Nessuno si alzava per lavorare. Nessuno dei suoi amici giocava, rimanevano tutti dentro casa, sdraiati sui letti, abbracciati ai famigliari, file di occhi enormi e infossati a fissare il soffitto. Gli adulti avevano cominciato a sembrare bambini, i bambini a sembrare adulti. Quasi tutti avevano smesso di darsi da fare per trovare del cibo. In quella situazione, l'apparizione di un gatto aveva del miracoloso: una creatura da tempo considerata estinta che ricompare.
Pavel chiuse gli occhi e cercò di ricordare l'ultima volta che aveva mangiato carne. Quando li riaprì, sbavava per l'acquolina. La saliva gli colava giù ai due lati del mento, in grossi rivoli. Si pulì con il dorso della mano. In preda all'eccitazione, gettò a terra il mucchio di legna e corse a casa. Doveva riferire a sua madre Oksana la straordinaria notizia.
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