La ragazza del treno - Paula Hawkins

>> martedì 5 gennaio 2016

Thriller originale per come è costruito perchè raccontato dai punti di vista delle 3 protagoniste. Le loro narrazioni si intrecciano e si integrano. Tutto si svolge in una linda e tranquilla cittadina ai margini di Londra dove La ragazza del treno è quella che all'inizio sembra l'unica fuori posto e border line: alcolizzata, in sovrappeso, sudicia, con frequenti amnesie, licenziata, depressa per non aver dato un figlio al marito che l'ha lasciata facendola sentire tremendamente in colpa. In realtà risulterà la migliore di tutti man mano che conosciamo gli altri personaggi che nascondono una meschinità abissale dietro la loro parvenza rispettabile. L'autrice non approfondisce più di tanto la psicologia dei personaggi (le altre due ragazze finiscono per assomigliarsi tantissimo) comunque il romanzo scorre bene verso un finale a sorpresa che però si intuisce superati i due terzi del libro. 

Martedì 16 luglio 2013 Mattina

Sono sul treno delle 8.04, ma non vado a Londra. Mi fermo a Witney, dove spero di ritrovare la memoria: una volta arrivata in stazione, mi sarà tutto chiaro e ricorderò quello che è successo. Non ci credo molto, ma non posso fare di più. Chiamare Tom è fuori discussione. Mi vergogno come una ladra, e poi lui è stato chiarissimo: non vuole più avere niente a che fare con me.
Megan è scomparsa da più di sessanta ore e la notizia è approdata alla stampa nazionale. Stamattina ne parlavano, tra gli altri, anche il sito della BBC e del «MailOnline».
Ho stampato gli articoli e li ho portati con me; li ho letti per ricostruire la vicenda.
Sabato sera Scott e Megan hanno litigato: un vicino ha sentito l’alterco. Scott ha ammesso la discussione e ha dichiarato che pensava che la moglie fosse andata a dormire da un’amica, Tara Epstein, che abita a Corly.
Megan non è mai arrivata da Tara, che dice di averla vista per l’ultima volta venerdì pomeriggio, alla lezione di pilates. (Lo sapevo che era una tipa da pilates.) Secondo la signora Epstein, «sembrava tranquilla, normale. Era di buon umore e parlava di organizzare qualcosa di speciale per il suo trentesimo compleanno, il mese prossimo».
Un testimone ha visto Megan incamminarsi verso la stazione di Witney alle sette e un quarto di sabato sera.
Nessun parente della donna vive in zona; i suoi genitori sono morti.
È disoccupata. Dirigeva una piccola galleria d’arte a Witney, ma ha chiuso l’attività nell’aprile dello scorso anno. (Lo sapevo che lavorava nel mondo dell’arte.)
Scott è un consulente informatico. (Non ci credo!)
Sono sposati da tre anni; abitano in Blenheim Road dal gennaio del 2012.
Secondo il «Daily Mail», la loro casa vale 400.000 sterline.
Dopo aver letto le notizie, mi rendo conto che la situazione non è facile per Scott, e non solo a causa del litigio. È così che funziona: quando succede qualcosa di brutto a una donna, la polizia sospetta subito del marito o del fidanzato. In questo caso, gli inquirenti non sono a conoscenza di tutti i fatti. Si concentrano sul marito, ma soltanto perché non sanno che c’è un altro uomo.
Forse sono l’unica a essere al corrente della sua esistenza.
Prendo un pezzo di carta nella borsa: è lo scontrino di due bottiglie di vino. Scrivo la lista delle spiegazioni più plausibili per la scomparsa di Megan Hipwell:
1. È scappata con l’amante, che chiameremo B.
2. B le ha fatto del male.
3. Scott le ha fatto del male.
4. Ha lasciato il marito e se n’è andata a vivere da un’altra parte.
5. Qualcuno le ha fatto del male, ma non è stato né Scott né B.
La prima spiegazione mi sembra molto probabile, così come la quarta, perché Megan è una donna indipendente e testarda, ne sono certa. Se davvero aveva un’altra relazione, forse ha avuto bisogno di allontanarsi per qualche giorno, per chiarirsi le idee. La quinta possibilità mi sembra poco realistica: non è così comune essere assassinati da uno sconosciuto.
La ferita alla testa mi fa male, e non posso fare a meno di ripensare al litigio di sabato sera: l’ho visto, ma forse l’ho immaginato, o soltanto sognato. Sollevo lo sguardo all’altezza della casa di Megan e Scott. Sento il sangue pulsarmi nelle tempie. Sono agitata e ho paura. Le finestre sembrano occhi spenti che riflettono la luce del mattino.

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Sopravvisuto - The Martian - Andy Weir

>> venerdì 1 gennaio 2016

A livello psicologico c'è un limite che spesso sperimentiamo nella vita di tutti i giorni e si chiama "fissità funzionale", cioè il rimanere fissati sulle funzionalità abituali di un oggetto e non riuscire a riconcettualizzarlo in modo diverso. Sarebbe sufficiente cambiare la nostra prospettiva, il nostro punto di vista e provare a pensare in maniera creativa e non convenzionale per trovare la giusta soluzione di un problema.
Ebbene il libro di Weir è praticamente un manuale del perfetto riutilizzatore creativo  di ciò che è disponibile sulla base marziana per sopravvivere.
Nonostante quello che si possa pensare non è un libro di fantascienza perchè tutte le attività e le soluzioni descritte hanno una base scientifica e sono realizzabili. Non siamo ancora sbarcati su Marte ma le attrezzature e le competenze necessarie sono al momento disponibili: è un discorso di budget. La descrizione del pianeta rosso su atmosfera, suolo, paesaggi, satelliti permette di fare un viaggio (
al momento) mentale fuori dal nostro pianeta. L'ironia del protagonista in parecchi passaggi rende più godibile il tutto.

Giornale di bordo: Sol 25

Ricordate i vecchi quesiti di matematica che vi sottoponevano nell’ora di algebra? L’acqua che entra in una data quantità per unità di tempo ed esce a un’altra e dovete calcolare quando il recipiente sarà vuoto? Ebbene, questo è un concetto fondamentale per il progetto “Mark Watney non muore” al quale sto lavorando.
Ho bisogno di creare calorie. E ne ho bisogno in quantità da durarmi per i 1387 sol fino all’arrivo di Ares 4. Se non vengo recuperato da Ares 4, sono morto comunque. Un sol dura 39 minuti più di un giorno terrestre, dunque corrisponde a 1425 giorni. Il mio obiettivo è questo: 1425 giorni di cibo.
Ho una notevole scorta di multivitaminici, più del doppio di quanti me ne servano. E il contenuto proteico di ciascuna confezione alimentare è cinque volte il minimo indispensabile, dunque con un razionamento oculato dei miei pasti il mio fabbisogno proteico è coperto per almeno quattro anni. Quanto a nutrizione sono quindi più o meno sistemato. Mi servono solo le calorie.
Ho bisogno di 1500 calorie ogni giorno. Per cominciare ho a disposizione 400 giorni di cibo. Dunque, quante calorie devo produrre al giorno durante l’intero periodo per rimanere in vita per circa 1425 giorni?
Vi risparmio l’aritmetica. La risposta è circa 1100. Per sopravvivere fino a quando arriverà Ares 4 ho bisogno di ricavare dalla mia coltivazione 1100 calorie al giorno. Un po’ di più, per la precisione, perché siamo già a Sol 25 e ancora non ho seminato niente.
Con i miei 62 metri quadrati di terreno coltivabile, posso ottenere 288 calorie al giorno. Dunque per sopravvivere ho bisogno di quadruplicare la mia produttività.
Significa avere a disposizione una superficie più ampia e un quantitativo maggiore di acqua con cui idratare il terriccio. Meglio affrontare i problemi uno per volta.
Quanto terreno coltivabile posso creare veramente?
Lo Hab mi offre 92 metri quadrati. Diciamo che riesca a utilizzarli tutti.
Ci sono anche cinque brande libere. Diciamo che metto terra anche su quelle. Sono un paio di metri quadrati ciascuna, per un supplemento totale di dieci. Siamo arrivati a 102.
Ci sono anche tre tavoli da laboratorio, ciascuno di un paio di metri quadrati di superficie. Ne voglio conservare uno da usare per me e assegnare due alla mia causa. Sono altri 4 metri quadrati per un totale di 106.
Ho due rover marziani. Sono pressurizzati in maniera che gli occupanti possano usarli senza indossare la tuta spaziale durante lunghi percorsi in superficie. Non c’è spazio utile all’interno da trasformare in terreno coltivabile e voglio comunque tenermeli per andare in giro. Però sono provvisti entrambi di una tenda a scatto.
Usare tende a scatto come terreni da coltura presenta parecchi problemi, ma ciascuna offre 10 metri quadrati di pavimento. Posto che riesca a superare i problemi relativi, avrei a disposizione altri 20 metri quadrati e porterei l’estensione del mio campo a 126.
126 metri quadrati di terreno coltivabile. Vale la pena lavorarci su. Ancora non ho l’acqua con cui inumidire tutto quel terreno, ma come ho detto, una cosa per volta.
La prossima questione da considerare è a quale grado di produttività posso coltivare patate. Avevo basato le mie previsioni sui dati della produzione industriale di patate sulla Terra. Ma i produttori di patate non sono impegnati come me in una disperata gara di sopravvivenza. Posso aumentare la produttività?
Per prima cosa posso dedicare attenzione a ogni singola pianta. Posso mondarle e proteggerne la salute e impedire che l’una interferisca con l’altra. In secondo luogo quando esce in superficie la pianta con i fiori, posso interrarla più in profondità, per poi piantare sopra di essa una pianta più giovane. Un simile procedimento non avrebbe senso per un normale produttore di patate, per il semplice fatto che loro lavorano su letteralmente milioni di piante.
Per giunta questo modo di operare esaurisce il terreno. Un contadino che lo facesse trasformerebbe i suoi campi in uno sterile deserto in non più di dodici anni. Non sarebbe sostenibile. Ma a me non importa niente, io ho bisogno di sopravvivere solo per quattro.
Con questa tattica calcolo di poter aumentare la mia produzione del 50 percento. E con i 126 metri quadrati di terreno coltivabile (un po’ più del doppio dei 62 che ho adesso) arrivo a più di 850 calorie al giorno.
Questo è progresso concreto. Correrei ancora il rischio di morire di fame, ma rientrerei in un tasso accettabile di sopravvivenza. Potrei farcela arrivando quasi a morire di fame ma non del tutto. Potrei ridurre il mio consumo di calorie minimizzando il lavoro fisico. Potrei aumentare la temperatura dello Hab in modo che il mio corpo avrebbe bisogno di meno energia per mantenere a livello la propria. Potrei tagliarmi via un braccio e mangiarlo, aumentando la mia assunzione di calorie di prima qualità e riducendo il mio fabbisogno calorico generale.
No, non proprio.
Diciamo dunque che riesca a preparare tutto quel terreno coltivabile. Mi sembra che si possa fare. Dove trovo l’acqua? Per passare da 62 a 126 metri quadrati di terreno alto dieci centimetri ho bisogno di altri 6,4 metri cubi di terriccio (e vai di vanga, iu-huu!) e per renderli fertili ho bisogno di più di 250 litri d’acqua.
I 50 litri che ho servono a me da bere se il depuratore si guasta. Dunque mi mancano 250 litri per raggiungere il mio obiettivo di 250 litri.
Puah. Me ne vado a letto.

[...]

Giornale di bordo: Sol 30

Per procurarmi l’acqua che mi serve ho un piano di una pericolosità che rasenta l’idiozia. E quando dico pericolosità, ragazzi, dico sul serio. Ma non ho molta scelta. Ho esaurito le idee e tra pochi giorni dovrò fare forzatamente una nuova doppia vangatura. Quando effettuerò quella finale, rivolterò le zolle su tutto il nuovo terriccio che ho portato dentro. Se prima non lo inumidisco, morirà.
Qui su Marte non c’è molta acqua. C’è del ghiaccio ai poli, ma sono troppo distanti. Se voglio dell’acqua, dovrò produrla dal nulla. Per fortuna ho la ricetta: prendi dell’idrogeno, aggiungici dell’ossigeno, brucia.
Prendiamoli uno per volta. Comincerò dall’ossigeno.
Ho un buon quantitativo di O2, ma non abbastanza per ricavarne 250 litri d’acqua. La mia provvista completa è costituita da due serbatoi ad alta pressione a un’estremità dello Hab (più naturalmente l’aria dentro lo Hab stesso). Ciascun serbatoio contiene 25 litri di O2 liquido. Lo Hab li userebbe solo in un’emergenza; per mantenere a livello costante l’atmosfera c’è l’ossigenatore. La presenza dei serbatoi di O2 si spiega con la necessità di alimentare le tute spaziali e i rover.
L’ossigeno di scorta sarebbe comunque sufficiente solo per 100 litri d’acqua (50 litri di O2 corrispondono a 100 litri di molecole con una O sola ciascuna). Significherebbe fine delle mie EVA e fine delle riserve di emergenza. E otterrei solo meno della metà dell’acqua che mi serve. Fuori questione.
Ma su Marte l’ossigeno è più facile da trovare di quanto si pensi. L’atmosfera è al 95 percento CO2. E si dà il caso che io abbia a disposizione una macchina il cui unico scopo è liberare ossigeno dal CO2. Vai, l’ossigenatore!
Un problema: l’atmosfera è molto rarefatta, meno dell’un percento della pressione che c’è sulla Terra. Perciò è difficile da raccogliere. Fare entrare l’aria da fuori è quasi impossibile. Lo scopo stesso dello Hab è impedire che una cosa del genere succeda. La minuscola quantità di atmosfera marziana che entra quando uso una camera d’equilibrio è risibile.
Ed ecco dove interviene il generatore di propellente del MAV.
I miei compagni si sono portati via il MAV settimane fa. Ma la parte inferiore è rimasta qui. La NASA non ha l’abitudine di mandare in orbita masse che non servono a niente. Quaggiù hanno lasciato la struttura per l’atterraggio, la rampa d’ingresso e il generatore di propellente. Ricordate come il MAV produceva il proprio propellente con l’aiuto dell’atmosfera marziana? Il primo passo è la raccolta di CO2 in un recipiente ad alta pressione. Una volta che avrò alimentato il generatore di propellente con l’energia dello Hab, avrò mezzo litro di CO2 all’ora, indefinitamente. Dopo dieci sol avrò raccolto 125 litri di CO2, che dopo essere passati per l’ossigenatore diventeranno 125 litri di O2.
Quanto basta per fabbricare 250 litri d’acqua. Dunque ho un piano per l’ossigeno.
L’idrogeno è un tantino più complicato.
Ho preso in considerazione una rapina ai danni delle pile all’idrogeno, ma ne ho bisogno per avere energia di notte. Senza, farebbe troppo freddo. Io potrei coprirmi, ma il freddo ucciderebbe la mia coltivazione. E ogni pila ha comunque solo una piccola quantità di H2. Non vale proprio la pena sacrificare tanta utilità per un guadagno così misero. Se c’è un aspetto positivo nella mia situazione è che l’energia non è un problema. Non è il caso di rinunciarci.
Dunque devo arrivarci per un’altra via.
Parlo spesso del MAV. Ma adesso voglio parlare dell’MDV.
Durante i più terribili ventitré minuti della mia vita, io e quattro dei miei compagni abbiamo cercato di non cacarci addosso mentre Martinez pilotava l’atterraggio dell’MDV. È stato più o meno come trovarsi dentro il cestello di un’asciugatrice.
Dapprima ci siamo staccati da Hermes e abbiamo decelerato la nostra velocità orbitale per cominciare a cadere in modo adeguato. Tutto è andato liscio finché non siamo arrivati nell’atmosfera. Se credete che la turbolenza sia forte su un jet che viaggia a 720 chilometri orari, immaginatevi come può essere a 28.000 chilometri orari.
Uno dopo l’altro si sono aperti automaticamente alcuni paracadute che hanno rallentato la nostra discesa, poi Martinez ci ha pilotati manualmente sul suolo usando i propulsori per regolare la velocità e controllare i nostri movimenti laterali. Aveva alle spalle anni di addestramento e ha fatto il suo lavoro straordinariamente bene. Il suo atterraggio ha superato ogni plausibile aspettativa, a soli nove metri dal bersaglio. Un successo che va tutto a credito di Martinez.
Grazie, amico mio! Può darsi che tu mi abbia salvato la vita!
Non per via dell’atterraggio perfetto, ma per aver lasciato indietro tutto quel propellente. Centinaia di litri di idrazina non utilizzata. Ogni molecola di idrazina contiene quattro atomi di idrogeno. Quindi ogni litro di idrazina ha abbastanza idrogeno per due litri di acqua.
Oggi ho fatto una piccola EVA per controllare. Nei serbatoi dell’MDV sono rimasti 292 litri di propellente. Abbastanza per fabbricare quasi 600 litri d’acqua! Molto più di quella che mi serve!
C’è solo un piccolo inconveniente: liberare idrogeno dall’idrazina è… be’, è il modo in cui funzionano i razzi. È una faccenda molto, molto calda. E pericolosa. Se lo facessi in un’atmosfera di ossigeno, l’idrogeno rovente appena liberato esploderebbe. Alla fine ci sarebbe un grosso quantitativo di H2O, ma io sarei troppo morto per rallegrarmene.
Fondamentalmente l’idrazina è molto semplice. I tedeschi l’hanno usata già nella seconda guerra mondiale come carburante per i razzi di spinta ausiliaria di certi aerei da combattimento (e ogni tanto saltavano in aria insieme a essi).
Basta versarla su un catalizzatore (che posso estrarre dal motore dell’MDV) e si scinderà in azoto e idrogeno. Vi risparmio la chimica, ma il risultato finale è che cinque molecole di idrazina diventano cinque molecole di innocuo N2 e dieci molecole di delizioso H2. Durante questo processo passa per una fase intermedia in cui diventa ammoniaca. La chimica, da quella stronza inetta che è, fa sì che parte dell’ammoniaca non reagisca con l’idrazina e rimanga quindi ammoniaca. Vi piace l’odore dell’ammoniaca? Be’, nella mia esistenza progressivamente sempre più infernale diventerà un elemento costante.
La chimica è dalla mia. La domanda ora è: come faccio a ottenere che questa reazione avvenga lentamente e come faccio a raccogliere l’idrogeno? La risposta è: non lo so.
Immagino che qualcosa mi verrà in mente. O morirò.

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Grey - E.L.James

>> domenica 23 agosto 2015

Bella idea quella di scrivere lo stesso romanzo dal punto di vista dell'altro protagonista soprattutto se si tratta di un'anima nera, un sadico dominatore, maniaco del controllo. Non vedi l'ora di immergerti nella sua visione distorta della realtà, leggere le motivazioni dietro i suoi gesti, il perchè sia diventato così. O almeno queste erano le mie attese, peccato che il tutto si sia risolto in nulla, il libro è un'operazione commerciale pura e semplice peggiore del precedente. I pensieri di Christian sono banali e il suo alter ego, o vocina interiore, è ridicola: assomiglia al Goblin che parla al Willem Dafoe del primo Spiderman e gli dice cosa deve fare
Ho in mente due grandi esempi scritti dal punto di vista di protagonisti negativi: uno è Lolita del grande Nabokov e l'altro è Le Benevole di Jonathan Littell. In entrambi i casi i protagonisti sembrano due persone reali perchè, deviazioni a parte, fanno valutazioni e riflessioni condivisibili da chiunque. Ed è quest'area grigia, questo sfumato tra bianco e nero a renderli a loro modo umani. Proprio ciò che non si trova in questo romanzo.

«La storia del possesso è solo una questione di terminologia, e si riconduce sempre al principio dell’obbedienza. Serve a metterti nel giusto stato mentale, a farti capire quello che desidero. Devi sapere che non appena varchi la mia soglia per essere la mia Sottomessa, io farò di te quello che voglio. Devi accettarlo, e desiderarlo. Per questo devi fidarti di me. Ti scoperò in qualsiasi momento, in qualsiasi modo, in qualsiasi luogo ne avrò voglia. Ti punirò quando mi ostacolerai. Ti addestrerò a compiacermi.»
[...]
Passiamo al punto successivo della sua lista di obiezioni: clausola 15. Respiro a fondo. «Disciplina. C’è una linea molto sottile tra piacere e dolore, Anastasia. Sono due facce della stessa medaglia, e uno non può esistere senza l’altro. Posso mostrarti quanto può essere piacevole il dolore. Ora non mi credi, ma è questo che intendo per fiducia. Ti farai male, ma niente che tu non riesca a sopportare.» Non potrò sottolinearlo mai abbastanza. «Ancora una volta, è una questione di fiducia. Ti fidi di me, Ana?»
[...]
«Se fossi la mia Sottomessa, non dovresti pensarci. Sarebbe facile. Tutte quelle decisioni… tutto lo sfiancante processo mentale che ci sta dietro. Tutte quelle domande: “È la cosa giusta da fare? È bene che succeda qui? È bene che succeda adesso?”. Non dovresti preoccuparti di nessun dettaglio. Spetterebbe tutto quanto a me, come tuo Dominatore. E in questo preciso momento, so che tu mi vuoi, Anastasia.»
[...]
Il suo sussulto è musica per il mio membro. «Poi scoperemo» sussurro «e, se sei ancora sveglia, ti darò qualche informazione sugli anni della mia infanzia. Va bene?»
[...]
«Voglio un bicchiere d’acqua. Vai a prendermene uno, per favore. E quando torni, ti sculaccio. Ricordatelo, Anastasia.
[...]
È stata una mattinata interessante. Abbiamo lasciato Boeing Field alle 11.30 ora solare del Pacifico. Stephan vola con il suo primo ufficiale, Jill Beighley. Stiamo per atterrare in Georgia, quando sono le 19.30 ora solare degli Stati Uniti orientali.
Bill è riuscito a organizzare una riunione con l’Ente di riqualificazione delle aree industriali dismesse di Savannah per domani, così potrei incontrarli per un drink stasera. Quindi, se Anastasia è occupata a fare altro, o se non vuole vedermi, il viaggio non sarà un completo spreco di tempo.
“Sì, sì… raccóntatela giusta, Grey.”
Taylor si è unito a me per un pranzo leggero e adesso è intento a riordinare un mucchio di scartoffie, mentre io ho un sacco di roba da leggere.
Mi rimane ancora da risolvere una sola parte dell’equazione: come fare per incontrare Ana. Vedrò come va una volta arrivato a Savannah. Spero in qualche ispirazione durante il volo.
Mi passo una mano tra i capelli, e per la prima volta dopo tanto tempo mi appoggio all’indietro e sonnecchio, mentre il G550 viaggia a velocità di crociera a 9000 metri, diretto all’aeroporto internazionale Hilton Head di Savannah. Il ronzio dei motori è rilassante, e io sono stanco, tanto stanco.
“Devono essere gli incubi, Grey.”
Non so perché sono peggiori, in questo momento. Chiudo gli occhi.

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50 Sfumature di Grigio - E.L.James

>> lunedì 17 agosto 2015


Sono rimasto molto incuriosito dal successo della trilogia che ha scalzato dalla vetta delle classifiche inglesi la J.K.Rowling e il suo Harry Potter. Le milioni di copie vendute a livello mondiale testimoniano un'attenzione per nulla virtuale che si è tramutata in guadagni stratosferici per l'autrice e tutta la macchina organizzativa che ne è alle spalle. Leggendo le critiche qua e là si nota che il pubblico dei lettori è praticamente diviso a metà tra gli entusiasti e i detrattori anche se tutti sono comunque concordi che il valore letterario è basso. Molti la ritengono un'operazione commerciale perfettamente riuscita. Ho letto il primo della serie proprio per farmene un'idea e ho intenzione di leggere Grey perchè è la stessa storia narrata dalla prospettiva dell'altro protagonista. 
Che dire di questo best seller? Se nel marketing tradizionale i fondamenti sono sintetizzabili in 4 P (Prezzo, prodotto, promozione, punto vendita) in questo prodotto letterario credo vadano inaugurate le 4 S come condizione sine qua non per raggiungere milioni di lettori.

Semplicità
Il libro scorre benissimo e il linguaggio è estremamente lineare. La lettura si presta perfettamente a momenti di evasione e poco impegnativi (spiaggia)

Semplicismo
In un mondo già di per sè complicato perchè complicarsi ulteriormente la vita? L'autrice usa temi collaudati oltremodo sperimentati (il principe azzurro, pretty woman,...). Non c'è introspezione psicologica dei personaggi e la superficialità regna ovunque. Tutto l'universo delle sensazioni che si provano quando si è innamorati è liquidato con "farfallio nella pancia". L'attrazione che lei prova per lui deriva dal fatto che è bello, bellissimo, la camicia scende bene sui fianchi, ... il tutto ripetuto fino alla noia. Lui invece è attratto da lei quando si morde il labbro. Magari l'intento dell'autrice era quello di dare un accenno e lasciare che il lettore immaginasse il resto. Da questo punto di vista è un libro fortemente creativo ;-)

Sogni
Nei sogni succede di tutto e si è completamente svicolati da ciò che può essere umanamente credibile. Ed è così che in questa favola moderna i personaggi sono immaginari ben oltre quello che è il confine accettabile. Il tutto comunque in funzione di ciò che ognuno desidererebbe essere ed avere. Lui è la quintessenza dell'aspirazionale: giovane, bello, ricco (a 27 anni è proprietario di un impero con 40mila addetti che non ha ricevuto in eredità ma ha creato da solo), esperto guidatore di alianti ed elicotteri, profondo e raffinato conoscitore di musica classica, nonchè pianista provetto, dotato di tanto tempo libero, instancabile ed esperto amatore, generoso, premuroso, attento alle esigenze della sua compagna che ricopre di soprese e regali, leggermente tormentato, adottato, ha avuto un'infanzia difficile. Lei 21 anni, prossima alla laurea, semplice, un po' goffa e imbranata, arrossisce facilmente, illibata e poco esperta nelle relazioni con gli uomini ma intelligente ed arguta, capace di tener testa a lui e di farlo innamorare. Almeno è quello che crede lei: lui in più di un occasione indica il tipo di rapporto che desidera e le fa firmare un contratto in cui chiede, nero su bianco, la sua completa sottomissione.

Sesso
E' la parte che ha alimentato il passaparola e ne ha decretato il successo planetario. A livello marketing sono stati molto bravi nel giocare sulla componente sadomasochistica creando un'attesa che porta a ben poca cosa: una stanza dedicata usata pochissimo e pratiche che si limitano alla legatura dei polsi e qualche sculacciata. La parte più furba è invece quella che ci si ritrova quando vengono descritti i rapporti tra i due e che evidenzia ciò che solletica il desiderio delle donne: tutte le operazioni preliminari che portano all'eccitazione prima di arrivare al dunque. A quale donna non piacerebbe essere amata così? E quante invece hanno a che fare con compagni frettolosi ed egoistici? In entrambi i casi il libro pesca in un bacino di utenza enorme.

Al termine della lettura mi sono venute in mente altre due considerazioni:
alle donne piacciono i "cattivi". I bravi ragazzi sono noiosi, prevedibili, anonimi, non suscitano fantasie e hanno qualità irrilevanti per far nascere una passione;
alle donne piace soffrire: sono convinte di poter cambiare il loro partner (che come dicevamo prima è "cattivo") e in questo sono disponibili ad accettare ogni tipo di umiliazione.


«Lei è molto giovane per aver creato un simile impero. A che cosa deve il suo successo?» Lo guardo: ha un sorriso tranquillo, ma sembra vagamente seccato. «Il mondo degli affari ruota intorno alle persone, Miss Steele, e io sono molto bravo a giudicarle. So come agiscono, che cosa le fa crescere e che cosa no, che cosa le stimola e come incentivarle. Mi avvalgo di una squadra eccezionale, che ricompenso bene.» Fa una pausa e mi fissa con i suoi occhi grigi. «Sono convinto che, per raggiungere il successo in qualsiasi settore, si debba diventare padroni di quel settore, conoscerlo da ogni punto di vista, nei minimi dettagli. Io lavoro sodo, molto sodo, per riuscirci. Prendo decisioni basate sulla logica e sui fatti. Ho un istinto naturale che mi porta a individuare e a far crescere un’idea buona e solida con gente valida. La morale è che è sempre una questione di gente valida». «Forse ha solo avuto fortuna.» La battuta non è sulla lista di Kate, ma il personaggio è troppo arrogante. Lui sbarra gli occhi, sorpreso. «Non mi sottometto alla fortuna o al caso, Miss Steele. Più mi impegno nel lavoro più sembro fortunato. È questione di avere le persone giuste nella propria squadra e di saperne guidare le energie al meglio. Mi pare che sia stato Harvey Firestone a dire: “La crescita e lo sviluppo delle persone è la vocazione più nobile della leadership”.» «Lei sembra un maniaco del controllo.» Le parole mi escono di bocca prima che riesca a fermarle. «Oh, io esercito il controllo su tutto, Miss Steele» dice, senza traccia di ironia. Lo guardo negli occhi, e lui regge il mio sguardo, impassibile. Il mio cuore accelera i battiti, e io arrossisco di nuovo. Perché quest’uomo ha un effetto così inquietante su di me? Sarà la sua bellezza travolgente? Il modo in cui mi fulmina con gli occhi? Il modo in cui si accarezza il labbro inferiore con il dito? Quanto vorrei che smettesse di farlo. «Inoltre, se nelle proprie fantasie segrete ci si convince di essere nati per dominare, si acquista un potere immenso» continua, con la voce vellutata. «Lei pensa di avere un potere immenso?» “Maniaco del controllo.” «Ho più di quarantamila persone alle mie dipendenze, Miss Steele. Questo mi dà un certo senso di responsabilità… di potere, se preferisce. Se io dovessi decidere che il settore delle telecomunicazioni non mi interessa più e che voglio vendere, ventimila persone faticherebbero a pagare il mutuo dopo un mese o poco più.» Lo guardo a bocca aperta. Sono sconcertata dalla sua mancanza di umiltà. «Non ha un consiglio di amministrazione a cui rispondere?» chiedo, disgustata. «La società è di mia proprietà. Non devo rispondere a nessun consiglio.» Alza un sopracciglio. Naturalmente avrei dovuto saperlo, se solo avessi fatto qualche ricerca. Ma, accidenti, è così arrogante! Cambio strategia.  «E ha qualche interesse, al di fuori del lavoro?» «Ho interessi molto vari, Miss Steele.» L’ombra di un sorriso gli sfiora le labbra. «Molto vari.» Per qualche ragione, il suo sguardo penetrante mi confonde. Nei suoi occhi luccica un pensiero perverso. «Che cosa fa per rilassarsi?» «Rilassarmi?» Sorride, rivelando denti bianchissimi. Rimango senza fiato. È davvero bellissimo. Nessuno dovrebbe essere così attraente. «Be’, per “rilassarmi”, come dice lei, vado in barca, volo, pratico diversi sport.» Si muove sulla poltrona. «Sono molto ricco, Miss Steele, e ho passatempi costosi e impegnativi.» Lancio una rapida occhiata alle domande di Kate, ansiosa di cambiare argomento. «Lei investe nell’attività industriale. Perché, esattamente?» chiedo. Come mai quest’uomo mi mette così a disagio? «Mi piacciono le cose. Mi piace sapere come funzionano: quali sono i loro ingranaggi, come costruirle e smontarle. E ho una passione per le navi. Cosa posso dire?» «Sembra che sia il suo cuore a parlare, più che la logica e i fatti.» Lui storce la bocca e mi soppesa con lo sguardo. «È possibile. Anche se certe persone direbbero che ionon ho un cuore.»

[…]

Gli lancio un’occhiata di sottecchi mentre si mette in coda, in attesa di essere servito. Potrei stare tutto il giorno a guardarlo… È alto, slanciato, con le spalle forti… e il modo in cui i pantaloni gli cadono sui fianchi… Una o due volte si passa le dita tra i capelli, che adesso sono asciutti ma sempre scarmigliati. Mmh… quanto vorrei farlo io. Mi mordo il labbro e abbasso gli occhi, perché non mi piace la direzione che stanno prendendo i miei imprevedibili, imbarazzanti pensieri. «A cosa sta pensando?» Grey è accanto a me, e mi coglie di sorpresa. Divento paonazza. “Stavo pensando di accarezzare i tuoi capelli e mi chiedevo se al tatto fossero morbidi come sembrano.” Scuoto la testa. Lui ha portato un vassoio, che posa sul piccolo tavolo rotondo. Mi porge una tazza sul piattino, una piccola teiera e, a parte, un secondo piattino con una bustina di tè su cui c’è scritto TWININGS ENGLISH BREAKFAST: la mia marca preferita. Per sé ha preso una tazza di caffè macchiato con un grazioso motivo di foglie disegnato sul latte. Ha ordinato anche un muffin ai mirtilli. Dopo aver scostato il vassoio, si siede di fronte a me. Sembra così sicuro di sé, così tranquillo, così a suo agio nel proprio corpo, che mi fa invidia. Io sono maldestra e scoordinata, a stento capace di andare dal punto A al punto B senza cadere lunga distesa. «A cosa sta pensando?» ripete. «Questo è il mio tè preferito.» La mia voce è bassa, ansimante. Non riesco proprio a credere di essere seduta davanti a Christian Grey in una caffetteria di Portland. Capisce che gli sto nascondendo qualcosa. Immergo la bustina nella teiera e quasi subito la ripesco con il cucchiaino. Mentre la poso sul piatto, lui china la testa e mi guarda con aria interrogativa. «Mi piace che il tè sia leggero» mormoro a mo’ dispiegazione.

[…]

«Ha una fidanzata?» mi lascio sfuggire. Cavolo…  “Non l’avrò detto a voce alta?”  Lui mi guarda, con un mezzo sorriso.  «No, Anastasia. Non sono un tipo da fidanzate»  risponde sommessamente.  Ah… “E questo cosa vorrebbe dire? Non è gay. Oh,  forse sì… merda!” Deve avermi mentito durante  l’intervista. Per un attimo, mi illudo che prosegua  dando qualche spiegazione, qualche indizio per  decifrare la sua criptica affermazione, invece no. Devo  andarmene. Devo cercare di raccogliere le idee. Devo  allontanarmi da lui. Faccio qualche passo precipitoso e  inciampo in mezzo alla strada.  «Maledizione, Ana!» urla Grey. Mi afferra così forte  per la mano che gli vado a sbattere addosso, proprio  mentre un ciclista in contromano ci supera in un  lampo, mancandomi per un soffio.  Succede tutto così in fretta… un attimo prima sto  cadendo, l’attimo dopo mi ritrovo tra le sue braccia e  lui mi stringe forte al petto. Respiro il suo profumo  fresco e intenso. Odora di biancheria pulita e di  qualche costoso sapone. È inebriante.  «Tutto bene?» mormora. Con un braccio mi tiene  stretta a sé, mentre con le dita dell’altra mano mi  accarezza dolcemente il viso, tastandomi con  delicatezza, esplorandomi. Con il pollice, mi sfiora il  labbro inferiore, e sento il suo respiro spezzarsi. Mi sta  guardando negli occhi, e io reggo il suo sguardo  ardente per un attimo, o forse a lungo… ma alla fine, la  mia attenzione è attratta dalla sua splendida bocca.  “Oddio.” Per la prima volta in ventun anni, ho voglia di  essere baciata. Ho voglia di sentire quella bocca sulla  mia. 
“Baciami, dannazione!” lo imploro, ma non riesco a  muovermi. Sono paralizzata da un bisogno  sconosciuto, completamente ammaliata. Sto fissando,  ipnotizzata, la bocca perfettamente scolpita di  Christian Grey, e lui mi guarda con gli occhi socchiusi,  lo sguardo torbido. Ha un respiro più pesante del  solito, mentre io ho smesso del tutto di respirare.  “Sono tra le tue braccia. Baciami, ti prego.” Lui  abbassa le palpebre, respira a fondo, e scuote piano la  testa come in risposta alla mia muta richiesta. Quando  riapre gli occhi, sembra avere una nuova, incrollabile  convinzione.  «Anastasia, dovresti stare alla larga da me. Non sono  l’uomo per te» mormora, passando al tu. “Cosa?  Perché mai dice una cosa del genere?” Semmai, dovrei  essere io a giudicare. Lo guardo di traverso, confusa  dal suo rifiuto.  «Respira, Anastasia, respira. Adesso ti aiuto a  rimetterti in sesto e ti lascio andare» dice piano, e si  stacca con dolcezza.  Una scarica di adrenalina mi ha attraversato il corpo,  per lo scontro mancato con il ciclista o per l’inebriante  vicinanza di Christian, lasciandomi debole e stordita.  “No!” urla la mia vocina interiore quando lui si  allontana, lasciandomi a secco. Mi tiene le mani sulle  spalle, studiando le mie reazioni. E l’unica cosa a cui  riesco a pensare è che volevo essere baciata, mi si  leggeva in faccia, e lui non l’ha fatto. “Non mi vuole.  Ho mandato a puttane il nostro appuntamento, non  c’è dubbio.”  «Ho capito» mormoro, recuperando la voce.  «Grazie» sussurro umiliata. Come ho potuto  fraintendere fino a questo punto quel che c’era tra noi?  Devo andarmene subito.  «Per cosa?» chiede, senza togliermi le mani dalle  spalle.  «Per avermi salvata» mormoro.  «Quell’idiota stava andando contromano. Meno male  che c’ero io. Mi vengono i brividi se penso a cosa  poteva succederti. Vuoi entrare un attimo nell’hotel e  sederti?» Lascia cadere le braccia lungo i fianchi, e io,  in piedi di fronte a lui, mi sento una stupida.  Scuoto la testa per schiarirmi le idee. Voglio solo  andarmene. Tutte le mie vaghe, inespresse speranze  sono state distrutte. Lui non mi vuole. “Cosa ti eri  messa in testa?” mi rimprovero. “Cosa potrebbe volere  da te uno come Christian Grey?” mi sbeffeggia la  vocina interiore. Mi circondo con le braccia e mi giro  verso la strada, notando con sollievo che è apparso il  verde. Mi affretto ad attraversare, sapendo che Grey è  dietro di me. Davanti all’hotel, mi giro un attimo verso  di lui, ma non riesco a guardarlo negli occhi.  «Grazie per il tè, e per le foto» mormoro.  «Anastasia… io…» Si interrompe, e il suo tono  angosciato reclama la mia attenzione, quindi,  riluttante, lo guardo. Si sta ravviando i capelli, con uno  sguardo triste. Sembra lacerato, frustrato, la sua  espressione severa, il suo perfetto autocontrollo sono  evaporati.  «Cosa c’è, Christian?» sbotto irritata, dato che non  completa la frase. Voglio solo andarmene via. Ho  bisogno di portare lontano il mio fragile orgoglio ferito  e trovare il modo di curarlo.  «In bocca al lupo per gli esami» sussurra.  “Come???!!!” È per questo che ha un’aria così  desolata? È questa la grande frase d’addio? Un in  bocca al lupo per gli esami?  «Grazie.» Non riesco a mascherare una nota di  sarcasmo. «Addio, Mr Grey.» Giro sui tacchi,  meravigliata di non inciampare, e senza più voltarmi  sparisco lungo il marciapiede, in direzione del  parcheggio sotterraneo.  Una volta al riparo del freddo, buio cemento del  garage, con le sue squallide luci al neon, mi appoggio  al muro e mi prendo la testa tra le mani. Che razza di  idea mi ero fatta? Lacrime inopportune e irrefrenabili  mi salgono agli occhi. “Perché sto piangendo?” Mi  lascio scivolare a terra, furiosa con me stessa per  questa reazione assurda. Mi rannicchio con le  ginocchia al petto. Voglio diventare più piccola  possibile. Forse così anche questo dolore assurdo  diventerà più piccolo. Lascio che le mie irrazionali  lacrime scorrano senza freno. Piango per aver perso  una cosa che non ho mai avuto. “Che stupida.” Piango  per ciò che non c’è mai stato… per le mie speranze e i  miei sogni infranti, per le mie aspettative finite nel  nulla.  Non sono mai stata rifiutata in vita mia. Certo… ero  sempre l’ultima scelta per la squadra di pallacanestro  o di pallavolo, ma questo era comprensibile: correre e  fare qualcos’altro in contemporanea, tipo far  rimbalzare o lanciare una palla, non è pane per i miei  denti.  In campo sentimentale, però, non mi sono mai messa  in gioco. Una vita di insicurezze… Sono troppo pallida,  troppo magra, troppo trasandata, scoordinata, e la  lista potrebbe continuare all’infinito. Quindi sono  sempre stata io a respingere qualsiasi spasimante.  C’era un tipo del corso di chimica che mi veniva dietro,  ma nessuno ha mai suscitato il mio interesse…  nessuno, a parte Christian Grey. Forse dovrei essere  più gentile con Paul Clayton e José Rodriguez, anche  se sono certa che nessuno dei due si è mai ritrovato a  singhiozzare in un angolo buio. Forse ho solo bisogno  di piangere un po’.
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«Ho presentato domanda per alcuni stage. Sto aspettando la risposta.» «L’hai presentata anche alla mia azienda, come ti avevo suggerito?» “Certo che no.” «Mmh… no.» «Cosa c’è che non va nella mia azienda?» «Nella tua azienda o nel capo della tua azienda?» scherzo. «Mi prendi in giro, Miss Steele?» Piega la testa di lato. Mi sembra divertito, ma non ne sono sicura. Non riesco a guardarlo negli occhi quando usa quel tono di voce. «Vorrei essere io a mordere quel labbro» mormora con voce roca. Rimango senza fiato, del tutto inconsapevole del fatto che mi stavo mordendo il labbro inferiore. Credo che sia la cosa più erotica che mi abbiano mai detto… Il mio respiro si fa affannoso. Sono tutta un fremito, senza che lui mi abbia nemmeno toccata. Mi agito nervosamente sulla sedia e incrocio il suo sguardo penetrante. «Perché non lo fai?» lo sfido con calma. «Perché non ho intenzione di toccarti, Anastasia… non prima di aver avuto il tuo consenso scritto.» Le sue labbra accennano un sorriso. “Cosa?” «Che intendi dire?» «Esattamente quello che ho detto.» Sospira e scuote la testa, divertito, ma anche esasperato. «A che ora finisci di lavorare stasera?» 
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Ma quello che domina la stanza è un letto. È più grande di un matrimoniale, un modello a baldacchino con ornate colonnine rococò e la parte superiore piatta. Sembra risalire alla fine del Diciannovesimo secolo. Sotto il drappo vedo scintillare altre catene e manette. Non ci sono lenzuola… solo un materasso coperto di pelle rossa e cuscini di raso rosso ammucchiati su un lato. A qualche metro di distanza c’è un ampio divano Chesterfield rosso scuro, collocato al centro della stanza e rivolto verso il letto. Che strana disposizione… un divano rivolto verso il letto. Sorrido tra me e me: definisco strano proprio il divano, che in realtà è l’arredo più normale della stanza. Alzo gli occhi e guardo il soffitto. Ci sono moschettoni appesi dappertutto. Mi chiedo vagamente a cosa servano. La cosa curiosa è che tutto quel legno, le pareti scure, la luce soffusa e il cuoio rosso rendono la stanza quasi intima e romantica… So che è tutto tranne questo. È la versione di Christian dell’intimità e del romanticismo.
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«Sono un Dominatore.» Il grigio dei suoi occhi è bruciante, intenso. «Cosa significa?» mormoro. «Significa che voglio che accetti di abbandonarti spontaneamente a me, in tutto.» Aggrotto la fronte, cercando di assimilare l’idea. «Perché dovrei fare una cosa del genere?» «Per compiacermi» mormora, inclinando la testa di lato, e vedo l’ombra di un sorriso. “Compiacerlo! Vuole che lo compiaccia!” Resto a bocca aperta. “Compiacere Christian Grey.” E in quel momento mi rendo conto che, sì, è proprio quello che voglio fare. Voglio che lui tragga un folle godimento da me. È una rivelazione. «In parole povere, voglio che tu desideri compiacermi» dice piano. La sua voce è ipnotica. «E come dovrei fare?» Ho la bocca secca, vorrei aver bevuto più vino. Okay, capisco la storia del voler essere compiaciuto, ma sono disorientata dallo scenario tipo boudoir elisabettiano/stanza delle torture. Sono sicura di voler conoscere la risposta? «Ho delle regole e voglio che tu le rispetti. Sono per il tuo bene, e per il mio piacere. Se le segui in modo soddisfacente, ti ricompenso. Se non lo fai, ti punisco, così imparerai» sussurra. Mentre lui parla, lancio un’occhiata alla rastrelliera delle verghe. «E tutto questo armamentario quando entra in gioco?» Faccio un cenno vago con la mano per indicare la stanza. «Rientra tutto nel pacchetto degli incentivi. Premi e punizioni.» «Quindi tu ti ecciti esercitando la tua volontà su di me.» «Si tratta di conquistare la tua fiducia e il tuo rispetto, in modo che tu mi consenta di esercitare la mia volontà su di te. Io traggo un grande piacere, addirittura gioia, direi, dalla tua sottomissione. Più tu ti sottometti, più la mia gioia aumenta: è un’equazione molto semplice.» «D’accordo, e io cosa ci guadagno?» Si stringe nelle spalle, con un’aria quasi di scuse. «Me» risponde semplicemente.
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Mi fa cenno di sedermi su una sedia di cuoio davanti a lui e mi porge un foglio di carta. «Queste sono le regole. Possono essere soggette a cambiamenti. Costituiscono una parte del contratto, che ti darò. Leggile e discutiamone.» REGOLE Obbedienza La Sottomessa obbedirà a qualsiasi istruzione impartita dal Dominatore, immediatamente, senza riserve e con sollecitudine. La Sottomessa accetterà qualsiasi attività sessuale considerata appropriata e piacevole dal Dominatore, fatta eccezione per le attività considerate limiti assoluti (Appendice 2). Lo farà con zelo e senza esitazioni. Sonno La Sottomessa garantirà di dormire almeno sette ore per notte quando non è insieme al Dominatore. Alimentazione La Sottomessa mangerà regolarmente per mantenersi in forma e in salute, scegliendo da una lista prescritta di cibi (Appendice 4). La Sottomessa eviterà gli spuntini fuori pasto, a eccezione della frutta. Abbigliamento Per tutta la durata del contratto, la Sottomessa indosserà esclusivamente abiti approvati dal Dominatore. Il Dominatore fornirà un budget per l’abbigliamento della Sottomessa, che lei utilizzerà. Il Dominatore, quando lo riterrà opportuno, accompagnerà la Sottomessa ad acquistare i vestiti. Se il Dominatore lo desidera, la Sottomessa indosserà qualsiasi ornamento il Dominatore richieda, in presenza del Dominatore e in qualsiasi altra occasione il Dominatore ritenga opportuno. Esercizio fisico Il Dominatore fornirà alla Sottomessa un personal trainer quattro volte alla settimana in sessioni di un’ora da concordare tra il personal trainer e la Sottomessa. Il personal trainer riferirà al Dominatore i progressi della Sottomessa. Igiene personale / Bellezza La Sottomessa si terrà pulita e depilata con rasoio e/o ceretta in qualsiasi momento. La Sottomessa si recherà in un salone di bellezza a scelta del Dominatore nelle occasioni prescritte dal Dominatore, e si sottoporrà a qualsiasi trattamento il Dominatore ritenga opportuno. Sicurezza personale La Sottomessa eviterà di bere in eccesso, fumare, assumere droghe, o mettersi in pericolo senza motivo. Qualità personali La Sottomessa eviterà rapporti sessuali con persone che non siano il Dominatore. La Sottomessa si comporterà sempre in modo rispettoso e modesto. Deve riconoscere che il suo comportamento ha un riflesso diretto sul Dominatore. Sarà ritenuta responsabile di qualsiasi misfatto, trasgressione e comportamento scorretto commesso in assenza del Dominatore. La trasgressione di una qualsiasi delle regole precedenti provocherà un’immediata punizione, la cui natura sarà determinata dal Dominatore. “Mio Dio.”   
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La sua camera da letto è enorme. Le finestre si affacciano sui grattacieli illuminati di Seattle. Le pareti sono bianche e i mobili azzurro chiaro. Il gigantesco letto è ultramoderno, fatto di un rustico legno grigio, con le colonnine tutt’intorno, ma senza il baldacchino. Sulla parete che lo sovrasta c’è un impressionante dipinto del mare. Tremo come una foglia. Ci siamo. Finalmente, dopo tutto questo tempo, lo farò, e per di più con Christian Grey. Ho il respiro corto, e non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Lui si slaccia l’orologio e lo appoggia su un cassettone, poi si toglie la giacca e la appende a una sedia. Addosso ha una camicia bianca di lino e i jeans. È bello da mozzare il fiato. Ha i capelli biondo scuro scarmigliati, la camicia aperta, gli occhi sfrontati e abbaglianti. Si toglie le Converse e si china per sfilarsi i calzini, uno alla volta. I piedi di Christian Grey… Dio mio… perché i piedi nudi sono così eccitanti? Posa lo sguardo su di me, con un’espressione dolce.
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«Hai idea di quanto ti desidero, Ana Steele?» sussurra. Mi manca il respiro e non riesco a staccare gli occhi da lui. Mi sfiora piano la guancia, scendendo fino al mento. «Immagini quello che sto per farti?» aggiunge, accarezzandomi. I muscoli della parte più profonda e oscura di me fremono, provocandomi una sensazione deliziosa. È una fitta così intensa e soave che mi viene voglia di chiudere gli occhi, ma sono ipnotizzata dal suo sguardo fisso nel mio. Lui si china e mi bacia. Le sue labbra sono esigenti, lente, decise, e plasmano le mie. Comincia a sbottonarmi la camicia e intanto mi distribuisce baci leggeri come piume su uno zigomo, sul mento, agli angoli della bocca. Mi toglie piano la camicia, lasciandola cadere sul pavimento. Poi fa un passo indietro per ammirarmi. Indosso il reggiseno di merletto azzurro che mi calza a pennello. “Grazie al cielo.” «Oh, Ana» sussurra. «Hai una pelle bellissima, candida e perfetta. Voglio baciarne ogni centimetro.» “Oddio…” Perché ha detto che non è capace di fare l’amore? Sono pronta a fare tutto quello che vuole. Mi afferra la coda, la scioglie e trasale mentre i capelli mi cadono sulle spalle. «Adoro le brune» mormora, e mi infila le mani nei capelli, stringendomi i lati della testa. Il suo bacio è esigente, le sue labbra forzano le mie. Gemendo, cerco la sua lingua con la mia. Lui mi abbraccia e mi stringe a sé, con forza. Una delle sue mani rimane tra i miei capelli, mentre l’altra scende lungo la spina dorsale fino alla vita, e al sedere. Mi stringe le natiche con dolcezza. Mi attira contro i suoi fianchi, facendomi sentire la sua erezione, che preme lasciva contro di me. Gli ansimo in bocca. Stento a contenere il sentimento tumultuoso che mi travolge… o sono ormoni? Lo voglio da impazzire. Gli stringo le braccia, tastando i bicipiti. È sorprendentemente… muscoloso. Con esitazione, gli porto le mani al viso, tra i capelli. Sono così morbidi, indisciplinati. Glieli tiro con delicatezza, facendolo gemere. Mi spinge piano verso il letto. Penso che ora mi getterà sul materasso, ma non lo fa. Si stacca da me, e all’improvviso cade in ginocchio. Mi afferra i fianchi con entrambe le mani e mi passa la lingua sull’ombelico, poi si sposta dolcemente verso un’anca e quindi, facendosi strada attraverso il mio ventre, verso l’altra. «Ah» gemo. Vederlo in ginocchio davanti a me, sentire la sua bocca sulla mia pelle è una cosa così inattesa, così erotica. Ho ancora le mani tra i suoi capelli e li stringo con delicatezza, cercando di calmare il mio respiro affannoso. Lui mi guarda da sotto le ciglia lunghissime, e il grigio dei suoi occhi è ardente. Mi slaccia il bottone dei jeans, poi abbassa con calma la cerniera. Senza staccare gli occhi dai miei, sposta le mani sotto la cintura, sfiorandomi le natiche. Le sue mani scivolano lente sul mio sedere fino alle cosce, portandosi dietro i jeans. Non riesco a distogliere lo sguardo. Si ferma per passarsi la lingua sulle labbra, senza mai interrompere il contatto visivo. Si china in avanti e mi sfiora con il naso la sommità tra le cosce. Lo sento. Lì. «Hai un odore così buono» mormora chiudendo gli occhi, con uno sguardo di puro piacere, e quasi mi vengono le convulsioni. Allunga una mano e scosta la trapunta dal letto, poi mi adagia con dolcezza sul materasso. Sempre in ginocchio, mi afferra un piede e mi slaccia la scarpa, poi me la sfila, seguita dalla calza. Mi alzo sul gomito per osservarlo, ansimante di desiderio. Lui mi solleva il tallone e passa il pollice sul collo del piede. È quasi doloroso, ma il movimento mi si riverbera nell’inguine. Senza togliermi gli occhi di dosso, passa la lingua sul collo del piede, poi i denti. “Dio mio.” Gemo… Come posso sentirlo lì? Ricado sul letto, mugolando, e sento la sua risatina soffocata.

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Amazon cambia le modalità di remunerazione degli autori dei libri che partecipano a Kindle Unlimited

>> mercoledì 24 giugno 2015

Dal 1 Luglio gli autori dei libri che hanno aderito alla modalità di lettura "Kindle Unlimited" (il consumatore paga un abbonamento di 9 euro al mese per leggere tutti i libri che vuole e in questo è costantemente monitorato a distanza sulle sue abitudini, 15.000 sono i libri in italiano e 700.000 in altre lingue che aderiscono a queto programma) non saranno più remunerati con una percentuale sulla vendita del libro ma sul numero effettivo delle pagine lette. Questo significa che se il libro non piace, è abbandonato dopo qualche pagina, l'autore non percepirà nulla. 
Visto in prospettiva mi chiedo se questa modalità potrà influenzare la proposta creativa degli autori. 
Sicuramente premierà coloro che saranno capaci di tenere incollato il lettore al libro, con frequenti colpi di scena, e quindi una certa modalità di scrittura e genere. 
E gli altri? 
Il libro più difficile che abbia mai letto è l "Ulisse” di James Joyce. Portarlo a termine non è una passeggiata ma alla fine non puoi non riconoscere che sia un capolavoro. Ci sarà spazio in futuro per autori simili?

https://kdp.amazon.com/help?topicId=A156OS90J7RDN

Kindle Unlimited Pages Read
Beginning July 1, 2015, we'll switch from paying Kindle Unlimited (KU) and Kindle Owners' Lending Library (KOLL) royalties based on qualified borrows, to paying based on the number of pages read. We're making this switch in response to great feedback we received from authors who asked us to better align payout with the length of books and how much customers read. Under the new payment method, you'll be paid for each page individual customers read of your book, the first time they read it.

Royalty payments under the new program

As with our current approach, we'll continue to set a KDP Select Global Fund each month. Under the new payment method, the amount an author earns will be determined by their share of total pages read instead of their share of total qualified borrows.

Here are some examples of how it would work if the fund was $10M and 100,000,000 total pages were read in the month:

    The author of a 100 page book that was borrowed and read completely 100 times would earn $1,000 ($10 million multiplied by 10,000 pages for this author divided by 100,000,000 total pages).
    
    The author of a 200 page book that was borrowed and read completely 100 times would earn $2,000 ($10 million multiplied by 20,000 pages for this author divided by 100,000,000 total pages).
    
    The author of a 200 page book that was borrowed 100 times but only read halfway through on average would earn $1,000 ($10 million multiplied by 10,000 pages for this author divided by 100,000,000 total pages).

We will similarly change the way we pay KDP Select All-Star bonuses which will be awarded to authors and titles based on total KU and KOLL pages read.

You can enroll in KDP Select at any time by visiting your Bookshelf. If you no longer want your book(s) to be included in KDP Select you may unenroll from the program by contacting us with the ASIN of the book you would like to remove.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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