Il buio oltre la siepe - Harper Lee

>> domenica 4 dicembre 2011

Se c'è un personaggio nella storia della letteratura mondiale che incarna tanti valori positivi senza essere stucchevole questo è Atticus, il protagonista del romanzo di Harper Lee. Mi sono chiesto come l'autrice sia riuscita in questa impresa non facile e credo che la risposta sia nell'aver fatto emergere una personalità eccezionale dalla semplicità dei dialoghi e delle descrizioni della voce narrante della storia, una bambina di nove anni. Con le sue argomentazioni semplici e immediate, Atticus mette in fila tutta una serie di concetti che fanno capo alla non violenza, all'indignazione verso i soprusi e le prevaricazioni di qualsiasi tipo e colore siano. Commovente la scena dei doni che la gente comune gli offre dopo la difesa dell'imputato ingiustamente condannato. Molto bello il finale che evidenzia un'ulteriore verità: non si finisce mai di conoscere fino in fondo una persona e può accadere, se si va oltre le apparenze, di imbattersi in piacevoli sorprese. Non è un libro perfetto: prima di arrivare al processo  le parti legate alla quotidianità dei bambini sono piuttosto faticose. Dalla metà in poi il romanzo decolla.

Ti prego, signore, non mandarmi più a scuola; ti prego, papà.
Atticus s'alzò, arrivò in fondo al portico e studiò la spalliera di glicini. Poi, tornò lentamente verso di me.
- Scout - disse - se riesci a imparare un trucchetto, andrai più facilmente d'accordo con tutte le persone, di qualunque genere siano. Non si può capire veramente qualcuno finchè non si considerano le cose dal suo punto di vista.
- Prego? -
- Finchè non ti metti nei suoi panni.
Atticus disse che quel giorno avevo imparato molte cose, e anche miss Caroline ne aveva imparate parecchie. Se mi fossi messa nei suoi panni, avrei capito che non potevo pretendere che imparasse tutte le usanze di Maycomb in un giorno solo, e non le avrei fatto colpa di esserne all'oscuro.
[...]
E' vero che difendi i "cioccolati", Atticus?
- Certo che li difendo. Ma non chiamarli cioccolati. Scout. Non sta bene.
- A scuola li chiamano tutti così.
- D'ora in poi lo faranno tutti, tranne una.
- Tutti gli avvocati difendono i cioc... i negri, Atticus?
- Certo, Scout.
- E allora perchè Cecil l'ha detto come se tu facessi una cosa di cui vergognarsi?
Atticus sospirò. - Io difendo semplicemente un negro che si chiama Tom Robinson. Vive in quella piccola borgata dietro il deposito comunale dei rifiuti. Tom Robinson appartiene alla stessa chiesa di Calpurnia, e lei conosce bene la sua famiglia. Scout, tu sei troppo piccola per capire certe cose, ma in paese fanno un sacco di chiacchiere su quell'uomo, e dicono che non dovrei darmi tanto da fare per difenderlo. E' un caso fuori dal comune... il processo sarà celebrato solo nella sessione estiva. Il giudice Taylor è stato cosi gentile da concederci un rinvio.
- Se non dovresti darti tanto da fare per difenderlo, perchè lo difendi, allora?
- Per varie ragioni - rispose Atticus. - La principale è che se non lo facessi, non potrei più andare in giro a testa alta. Non potrei rappresentare questa contea all'assemblea dello Stato.
- E perchè no?
- Perchè non potrei, Scout. Vedi, Scout, a ogni avvocato capita almeno un caso, nella vita, che lo coinvolge personalmente. A me è capitato questo, immagino. Può darsi che tu senta in proposito delle brutte chiacchiere, a scuola, ma tu fa' una cosa, per me; tieni la testa alta e i pugni bassi, qualsiasi cosa ti dicano.
- Atticus, lo vinceremo questo processo? -
- No, tesoro - rispose Atticus. - Ci hanno sconfitto cent'anni prima che cominciassimo, ma questa non è una buona ragione per non insistere a tentare di vincere.
- Parli come il cugino Ike Finch - osservai. Il cugino Ike Finch era l'unico veterano confederato vivente della contea di Maycomb. "Se dovessi ricominciare tutto da capo" diceva sempre "rifarei la stessa strada, passo per passo, andata e ritorno."
- Vieni qui, Scout - mi invitò infine Atticus. Mi rannicchiai sulle sue ginocchia e gli infilai la testa sotto il mento, e lui mi strinse fra le braccia e mi cullò dolcemente.  Questa volta è diverso - disse. - Questa volta non dobbiamo combattere i Nordisti. Combattiamo contro i nostri amici. Però, ricordati questo: anche se gli animi si scaldano, sono sempre amici nostri, e questa è sempre la nostra patria.
[...]
Atticus non era un uomo forte; aveva quasi cinquant'anni: molto più anziano dei genitori dei nostri compagni di scuola.
Quando Jem ed io gli chiedevamo come mai fosse così vecchio, diceva che aveva cominciato tardi.
E, quel ch'è peggio, Atticus non faceva niente. Non guidava un carro delle immondezze, non era sceriffo, non faceva il contadino, non lavorava in un'autorimessa, nè faceva nulla che potesse suscitare l'ammirazione di chicchessia. Non giocava a poker, nè pescava o beveva o fumava. Sedeva nel soggiorno e leggeva.
Feci parlare Calpurnia sull'argomento. - Il signor Finch? Oh, sa fare un sacco di cose.
- Per esempio? - insistei.
Calpurnia si grattò la testa. - Beh, non so di preciso - rispose.
Atticus non andava mai nemmeno a caccia; diceva che i fucili non l'interessavano. E quando, per Natale, ricevemmo i fucili ad aria compressa, lasciò allo zio Jack il compito di insegnarci a sparare. Un giorno, disse a Jem: - Preferirei che sparaste ai barattoli di latta, nel giardinetto, ma so già che andrete a caccia di uccelli. Sparate pure a tutte le ghiandaie che vedete, se riuscite a colpirle, ma ricordatevi che è peccato uccidere gli uccelli come l'usignolo. Fu l'unica volta che lo sentii dire che era peccato fare qualcosa, perciò chiesi schiarimenti alla signorina Maudie.
- Tuo padre ha ragione - disse. - Gli usignoli non fanno nient'altro che donare musica agli uomini. Non divorano gli orti della gente, nè fanno il nido nei covoni; non fanno altro che cantare per noi con tutta l'anima. Ecco perchè è peccato uccidere un usignolo. 
Un sabato, Jem ed io decidemmo di partire in esplorazione, coi nostri fucili, per vedere se trovavamo un coniglio o uno scoiattolo. Eravamo andati circa cinquecento metri oltre casa Radley, quando mi accorsi che Jem aguzzava gli occhi per vedere meglio qualcosa in fondo alla strada. - Cosa stai guardando?
- Quel vecchio cane laggiù - rispose. - Il vecchio Tim Johnson.
Tim Johnson apparteneva al signor Harry Johnson, il conducente dell'autobus per Mobile. Era un cane da caccia bianco e marrone, amato da tutta Maycomb. - Ma cosa fa?
- Non so, Scout. Sarà meglio tornare a casa.
Tornati a casa, Jem corse da Cal. - Vieni fuori un momento - disse.
- C'è qualcosa che non mi piace in quel vecchio cane laggiù. Fa così. Jem boccheggiò come un pesciolino, tirò su le spalle e si contorse. - Fa a questo modo, solo che non mi sembra che lo faccia apposta.
- Correva? -
- No, arranca piano piano, e sta venendo da questa parte. Calpurnia si sciacquò le mani e ci segui fuori, fin oltre la casa dei Radley. Adesso, Tim Johnson era più vicino. Camminava a zig zag, come se le zampe di destra fossero più corte di quelle di sinistra. - Cammina a sghimbescio - osservò Jem.
Calpurnia stette a guardare, poi ci prese per le spalle e ci fece correre a casa. Chiuse dietro di noi la porta di legno, andò al telefono e gridò: - Datemi l'ufficio del signor Fìnch!.
- Signor Finch! - gridò. - Sono Cal. C'è un cane idrofobo giù in istrada, è il vecchio Tim Johnson... sissignore... sissignore. Riattaccò, fece scattare ripetutamente la forcella del telefono e disse: - Signorina May, può chiamare la signorina Rachel e la signorina Stephanie Crawford e tutti quelli che hanno un telefono in questa strada, e dirgli che sta arrivando un cane idrofobo? Presto, signorina, per favore!.
Il messaggio di Calpurnia si propagò rapidamente: mentre stavamo a guardare, tutte le porte nel nostro raggio visivo vennero chiuse a doppia mandata, e pochi minuti dopo una Ford nera arrivava di corsa nel nostro vialetto. Ne scesero Atticus e il signor Heck Tate. Il signor Heck Tate era lo sceriffo della contea di Maycomb. Era alto quanto Atticus, solo più magro. Dal cinturone gli spuntava una fila di pallottole. Aveva con sè un grosso fucile. Quando arrivarono sotto il portico, Jem aprì la porta.
- Sta' dentro, figliolo - gli ordinò Atticus. - Dov'è, Cal?
- Dovrebbe essere qui, ormai - disse Cal, indicando la strada.
- Non corre, è nel momento delle convulsioni, signore.
- Che dici, Heck, andiamo a cercarlo? - domandò Atticus.
- Meglio aspettare, signor Finch. Di solito, procedono in linea retta, ma non si sa mai. Aspettiamo un minuto. Non c'è nulla di più lugubre di una strada deserta, in attesa. Gli alberi erano immoti, i passeri tacevano, i falegnami, nella casa nuova della signorina Maudie, erano spariti. Vidi il signor Tate portarsi il calcio del fucile al cavo del braccio. Vidi il viso della signorina Stephanie Crawford inquadrato nella vetrata della porta di casa sua.
- Eccolo là - bisbigliò Atticus.
Tim Johnson apparve, camminando come intontito sul lato interno della curva che costeggiava la casa dei Radley.
- Ce l'ha e come, signor Finch - disse il signor Tate. Tim Johnson avanzava a passo di lumaca, mosso da un'invincibile forza che lo spingeva verso di noi, centimetro per centimetro. Lo vedevamo fremere come un cavallo quando scaccia le mosche; la mascella gli si apriva e chiudeva di continuo.
- Sta cercando un posto per morire - disse Jem.
Il signor Tate si voltò. - Ce ne vuole ancora, Jem, prima che muoia. Tim Johnson arrivò nella stradina che correva di fianco a casa Radley, e ciò che restava del suo povero cervello lo indusse a sostare, e parve riflettere sulla strada da prendere. Si fermò davanti al cancello dei Radley; poi, cercò di fare dietrofront, ma si vedeva che non ne aveva la forza. Atticus disse: - Eccolo a tiro, Heck. Sarà meglio che tu lo prenda adesso.
Calpurnia cercò di ostruirci la vista col suo corpo, ma noi guardavamo di sotto alle sue braccia.
- Lo prenda lei, signor Finch. Questo è un lavoro da fare a colpo sicuro. - Il signor Tate porse il fucile ad Atticus; Jem ed io per poco non svenimmo. Atticus scosse deciso la testa.
- Signor Finch, se lo manco, quello entra difilato in casa
Radley! Non sono un così gran tiratore, e lei lo sa!
- Ma se non sparo un colpo da trent'anni! -
Il signor Tate quasi scagliò il fucile ad Atticus. - Mi sentirei molto più tranquillo se ne sparasse uno ora - disse.
Come in una nebbia, Jem e io guardammo nostro padre prendere il fucile e portarsi in mezzo alla strada. Il tempo si arrestò in una pausa nauseante mentre lui si alzava gli occhiali sulla fronte e Calpurnia mormorava: - Buon Gesù, aiutalo - portandosi le mani alle guance. Gli occhiali gli scivolarono giù dalla fronte e lui li lasciò cadere nella strada. Nel gran silenzio, li sentii spezzarsi.
Davanti al cancello dei Radley, Tim Johnson s'era finalmente girato per riprendere la sua rotta originaria su per la nostra strada. Si fermò e sollevò la testa. Con movimenti così rapidi da parere simultanei, Atticus si portò il fucile alla spalla e tirò. Si udì lo scoppio. Tim Johnson fece un balzo, ricadde, e s'accasciò sul marciapiede in un mucchietto bianco e marrone.
Non seppe mai cosa l'avesse colpito. Il signor Tate saltò giù dal portico e corse ad accucciarsi davanti al cane. Si voltò e si picchiò col dito sopra l'occhio Sinistro. - Era un tantino a destra, signor Finch - gridò.
- Come sempre - rispose Atticus. - Se fosse dipeso da me, avrei preso una carabina. - Si chinò, raccolse gli occhiali, e frantumò le lenti rotte, riducendole in polvere sotto i tacchi. Le porte si aprirono a una a una, e il vicinato lentamente riprese vita. Quando il signor Tate e Atticus tornarono in giardino, il signor Tate sorrideva. - Manderò Zeebo a prenderlo - disse.
Zeebo era il figlio di Calpurnia, lo spazzino municipale.
- Lei è ancora in forma, signor Finch. Dicono che non ci si dimentica mai.
Atticus non aprì bocca.
- Ho visto tutto, Finch Primo-Colpo! - Atticus ruotò su se stesso e si trovò di fronte la signorina Maudie. Si guardarono senza dir nulla, poi Atticus salì sulla macchina del signor Tate.
- Non avvicinatevi a quel cane - raccomandò a Jem.
- è pericoloso da morto come da vivo. Su, Heck, torniamo in paese.
La signorina Maudie ci sorrideva. - Voi non lo sapevate che Atticus Finch era ai suoi tempi il più micidiale tiratore della contea di Maycomb. Quand'era giovane, l'avevano soprannominato Primo-Colpo. Se sparava quindici volte e abbatteva quattordici colombi, si lamentava d'aver sprecato munizioni. Jem sembrava paralizzato.
- Chissà perchè adesso non va mai a caccia - osservò.
- Forse, posso spiegartelo io - disse la signorina Maudie.
- Se c'è una cosa che a tuo padre non manca, è la finezza d'animo. Aver una mira infallibile è un dono di Dio... oh, ci vuole esercizio, naturalmente, ma sparare è diverso da sonare il piano o roba del genere. Io penso che forse ha rinunciato a cacciare, quando ha capito che Dio gli aveva dato un vantaggio sproporzionato sulla maggior parte degli esseri viventi.
- Secondo me, dovrebbe esserne fiero - osservai.
- Chi ha una mente saggia, non s'inorgoglisce delle proprie doti - disse la signorina Maudie.
[...]
Atticus s'alzò alla sua solita ora impossibile, e quando noi ci trascinammo nel soggiorno, lo trovammo lì, nascosto dal Corriere di Mobile. Si poteva leggere una domanda sul viso di Jem.
- Non è ancora finita - lo rassicurò Atticus, mentre andavamo in sala da pranzo. - Ricorreremo in appello, potete contarci.
Santo cielo, Cal, cos'è tutta questa roba? - chiese contemplando il suo piatto.
Cal disse: - Il papà di Tom Robinson le ha mandato questo pollo.
- Digli che siamo fieri di averlo ricevuto; scommetto che alla Casa Bianca non servono pollo alla colazione del mattino.
E queste che sono?
- Ciambelle. Le ha mandate Estelle, dell'albergo. Atticus levò gli occhi a guardarla, perplesso, e lei continuò: - Sarà meglio che venga a vedere cosa c'è in cucina, signor Finch. Lo seguimmo. Il tavolo di cucina era ricoperto di maiale salato, pomodori, zampe di maiale, uva moscatella. Cal disse:
- Tutti hanno molto apprezzato quel che ha fatto, signor Finch. Gli occhi di Atticus si riempirono di lagrime. Per un attimo non aprì bocca. - Di' loro che sono molto grato - disse. - Però non dovranno farlo più. I tempi sono troppo duri.
Uscì dalla cucina, si scusò con zia Alexandra, si mise il cappello e andò in paese.
Sentimmo nel portico il passo di Dill, perciò Calpurnia lasciò in tavola la colazione intatta di Atticus. Fra un boccone e l'altro, Dill ci raccontò la reazione della signorina Rachel ai fatti della sera prima: se un uomo come Atticus Finch voleva sbattere la testa contro il muro, la testa era sua. Quando uscimmo nel portico, la signorina Stephanie Crawford era sul marciapiede tutta indaffarata a raccontare ogni cosa alla signorina Maudie Atkinson e a un altro vicino, il signor Avery. La signorina Maudie ci gridò di andare da lei. - Jem Finch, t'ho chiamato per sapere se tu e i tuoi compagni volete mangiare un po' di torta. Mi sono alzata alle cinque per farla. Scusaci, Stephanie.
Mentre mangiavamo, capivamo che in quel modo la signorina Maudie voleva dirci che, per quanto la riguardava, nulla era mutato. Sedeva, osservandoci in silenzio. Improvvisamente parlò.
- Non te la prendere, Jem. A questo mondo ci sono degli uomini che sono nati per svolgere in nostra vece dei compiti spiacevoli. Tuo padre è uno di questi.
- Oh - fece Jem. - Bene. - Contemplava la sua torta mezzo mangiata. - Ho pensato sempre che la gente di Maycomb fosse la migliore di questo mondo.
- Noi siamo la gente più previdente del mondo - disse la signorina Maudie. - Ci è data così raramente l'occasione di essere cristiani, ma quando questo accade, abbiamo degli uomini come Atticus che si fanno avanti per noi.
- Vorrei che il resto della contea fosse dello stesso parere - osservò Jem.
- Saresti sorpreso di sapere quanti di noi la pensano così.
- Chi? - Jem aveva alzato la voce. - Chi in questo paese ha mosso un dito per aiutare Tom Robinson, chi?
- I suoi amici di colore. E gente come noi. Gente come il giudice Taylor, come Heck Tate. Jem, t'è mai venuto in mente che non è stato per caso che il giudice Taylor ha affidato ad Atticus la difesa di quel ragazzo?
Quella era un'idea. Le difese d'ufficio venivano per solito affidate a Maxwell Green, l'ultima recluta del foro di Maycomb, il quale aveva bisogno d'esperienza.
- Pensa un po' - stava dicendo la signorina Maudie. - Ieri sera ero seduta nel portico, aspettando di vedervi passare sul marciapiede, e mentre aspettavo pensavo: Atticus Finch non può spuntarla, però è l'unico uomo da queste parti che possa tenere sulla corda tanto a lungo una giuria in un processo del genere. E pensavo fra me: be', è già un passo avanti, un passettino da niente, ma pur sempre un passo.
[...]
- Allora tutto dipende dal sistema della giuria. Bisognerebbe abolire le giurie.
Atticus non potè fare a meno di sorridere. - Sei piuttosto duro con noi, figliolo. Io penso che forse ci sarebbe una soluzione migliore. Cambiare la legge in modo che solo i giudici abbiano il potere di determinare la pena nei processi capitali. A Jem non bastava ancora. - No signore, dovrebbero abolire le giurie.
Lui non era colpevole e loro hanno detto che lo era.
- Se in quella giuria ci fossero stati dodici ragazzi come te, figliolo, Tom sarebbe un uomo libero - disse Atticus. - Fino ad oggi nella tua vita nulla è venuto a interferire coi tuoi processi logici. Nei nostri tribunali invece, quando si tratta della parola di un bianco contro quella di un negro, vince sempre il bianco. è odioso, ma questi sono i fatti della vita.
- Non si può condannare un uomo basandosi su prove come quelle. Non si può.
- Jem - disse Atticus - con l'andar degli anni, vedrai spesso dei bianchi mettere nel sacco i negri, però lascia che ti dica una cosa e non dimenticarlo mai: tutte le volte che un bianco fa una cosa simile a un negro, per quanto ricco sia, per quanto illustre sia la famiglia da cui proviene, quell'uomo è un pezzente. Continuò, parlando ora più a se stesso che a noi.
- C'era una cosa però, in quella giuria, che mi ha fatto pensare: be', questa potrebbe anche essere l'ombra di un inizio.
Ci hanno messo parecchie ore; di solito ci mettono solo pochi minuti. E questa volta... - e ci guardò, - c'è stato uno che ci ha messo un bel po' a lasciarsi convincere. All'inizio era decisamente in favore di una completà assoluzione.
- Chi? - Jem era sbalordito.
Gli occhi di Atticus scintillarono. - Non sta a me parlarne, però ti dirò quanto bastà. Era uno dei tuoi amici di Old Sarum.
- Uno dei Cunningham? - strillò Jem. - Gesù Maria. Prima cercano di ammazzarlo e subito dopo cercano di dargli la libertà. Atticus disse che una volta conquistato il rispetto dei Cunningham, quelli ti si davano, anima e corpo. Disse che aveva l'impressione, nulla di più d'un sospetto, che quella notte avessero lasciato il carcere con un notevole rispetto per i Finch.
Quella sera, Jem mi disse: - Scout, perchè gli uomini non riescono ad andare d'accordo fra loro?. Fece una pausa.
- Mi pare di cominciare a capire qualcosa. Mi pare di cominciare a capire perchè Boo Radley se n'è rimasto chiuso in casa tutto questo tempo. E perchè vuole starsene rinchiuso.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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