Pianoforte vendesi - Andrea Vitali

>> martedì 22 febbraio 2011

Racconto breve di umani e fantasmi, esile quanto gli stessi ectoplasmi. Sicuramente la versione in audiolibro nobilita il lavoro anche per le musiche originali che inframezzano la voce narrante. Non mi ha particolarmente entusiasmato.

Lo chiamano Pianista per via delle mani magre, dita affusolate. Il resto, la scoliosi, il naso a becco, i capelli neri lunghi e unti, non conta. Un ladro si misura dalle mani. Con quelle si sistema le palle ed esce dalla stazione. Alle sue orecchie giungono note diffuse da un altoparlante, la festa sta cominciando. Esce dalla stazione riflettendo che per quella sera i caramba avranno ben altro da pensare che a lui. Quattro passi ed è in paese. L’aria è fredda, pregna di odori forti, vin brûlé e trippa. L’atmosfera è vibrante, finestre illuminate, voci. Si sente che la festa è imminente. Glielo avevano detto che per Bellano quella è una sera particolare, da favola, che attira un sacco di gente. Bene. Sono le sei, il cielo una nuvola unica, quell’unica stella sparita. Il Pianista decide di fare un giro di ispezione prima di tutto. Individuare i luoghi giusti, quelli dove la gente si accalca, si stringe. Dove le sue mani magre, le sue dita affusolate possono avere tutto il comodo di lavorare. Anche quelli isolati, dove si parcheggiano motorini, macchine. In qualche modo dovrà tornare a casa se non gli riuscirà di prendere l’ultimo treno, alle undici. Motorini e macchine non hanno segreti per le sue mani. Una volta fatta la ricognizione s’infilerà in un piatto o due di trippa, un mezzo di rosso, per prepararsi alla notte di lavoro.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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