Ti ricordi di me - Sophie Kinsella

>> venerdì 14 gennaio 2011

Mi sono avvicinato a questo romanzo incuriosito dal genere cosiddetto chick lit che sarebbe la versione moderna del romanzo rosa femminile nato con titoli come "Il diavolo veste Prada" e "Il diario di Bridget Jones". Quest'opera della Kinsella parte da una storia inverosimile: la protagonista, a causa di una botta alla testa, dimentica tutto quello che è successo nei due anni precedenti compresa la "personalità" che nel frattempo ha avuto modo di cambiare. I personaggi che si avvicendano sono poco credibili perchè  hanno molto dello stereotipo. Ciononostante il romanzo si legge molto facilmente merito di dialoghi frizzanti e ben costruiti. In alcuni momenti è anche molto divertente.

«Senti, perché non vieni da me domani sera, quando è tutto finito? Ti preparo gli spaghetti alla carbonara.» «Sì, mi farebbe piacere. Ti chiamo.» Già non vedo l’ora. Un piatto di pasta deliziosa, un bicchiere di vino, e io che le racconto tutti i particolari del funerale. Fi ha la capacità di cogliere il lato divertente anche nelle cose più tristi, e so già che finiremo per spanciarci dalle risate... «Ehi, ecco un taxi! Taxiiii!» Corro verso il bordo del marciapiede mentre l’auto accosta. Faccio segno a Debs e Carolyn, tutte prese a berciare Dancing Queen. Carolyn ha gli occhiali bagnati di pioggia ed è avanti a Debs di almeno cinque note. «Salve! » Mi chino verso il finestrino del tassista con i capelli sgocciolanti sul viso. «Ci può portare prima da Balham, e po.. .» «Mi spiace, cara, ma niente karaoke» taglia corto lui, con un’occhiata ostile a Carolyn e Debs. Lo guardo perplessa. «Che intende con niente karaoke?» «Quelle li non ce le voglio a trapanarmi il cervello con le loro canzonette del cavolo.» Probabilmente scherza. Mica si possono bandire le persone che cantano.
«Ma...» «il taxi è mio e le regole le stabilisco io. Niente ubriachi, niente droga, niente karaoke.» Senza aspettare la mia risposta, ingrana la marcia e parte a tutto gas. «Non può avere la regola “niente karaoke”» gli urlo dietro, infuriata. «E una...discriminazione! E contro la legge! E...» La voce viene meno e mi guardo intorno. Fi è scomparsa di nuovo tra le braccia di Mister Belloccio. Debs e Carolyn continuano a storpiare Dancing Queen in modo orripilante, e in fin dei conti non me la sento di dare torto al tassista. Le macchine ci sfilano accanto veloci, inzaccherandoci di fanghiglia, e la pioggia tamburella sul giubbotto di denim ormai fradicio colandomi in testa. I pensieri continuano a girarmi per la mente come calzini in una centrifuga.
Non lo troveremo mai un taxi. Passeremo la notte qui, bloccate sotto la pioggia. Quei cocktail alla banana erano tossici: avrei dovuto fermarmi al quarto. Domani c’è il funerale di papà, e io non sono mai stata a un funerale.
E se scoppio in singhiozzi e tutti mi fissano? Probabilmente Dave lo Sfigato in questo secondo è a letto con un’altra, e le dice che è bella mentre lei mugola “Butch! Butch! “. Io ho i piedi gelati e pieni di vesciche...
«Taxi!» grido d’istinto, quasi prima di aver registrato la luce gialla in lontananza. Sta risalendo la strada con la freccia a sinistra. «Non svoltare!» Gli faccio segnali frenetici con il braccio. «Qui! Qui!»
Devo prendere assolutamente questo taxi. Devo. Con il giubbotto sopra la testa, corro lungo il marciapiede, scivolando spesso, e intanto grido fino a diventare rauca. «Taxi! Taxi! » Arrivata all’angolo, mi imbatto in un capannello di persone. Le aggiro e salgo i gradini di un maestoso palazzo municipale. C’è una balaustra con le scale ai due lati. Faccio segno al taxi da lassù, poi mi precipito in basso per infilarmi dentro. «TAXI! TAAA-XIII !» Sì, sta accostando! Grazie a Dio! Finalmente posso andare a casa, farmi un bagno e dimenticare questa orribile giornata. «Qui!» grido. «Arrivo subito, un sec...» Con grande costernazione noto sul marciapiede sottostante un tizio in giacca e cravatta che si dirige verso il taxi. «È nostro! » grido e mi scaravento giù per la scalinata. «È nostro Sono stata io a fermano! Non le venga in mente...Aaaagh! Aaaahi!» Mentre il piede slitta sul gradino bagnato, non capisco bene cosa stia succedendo. Poi comincio a cadere, e il cervello è investito da un’ondata di incredulità. Sono scivolata sulla suola liscia di questo cavolo di stivale da due soldi. Capitombolo giù per i gradini come una bambinetta di tre anni. Mi aggrappo come una disperata alla ringhiera graffiandomi, storcendo le dita, e molo la borsa Accessorize nel tentativo di trovare un appiglio. Ma non riesco a fermarmi. Oh, merda.
L’asfalto viene dritto verso di me e non posso fare proprio niente; sono sicura, sicurissima, che la botta sarà tremenda.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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