Cecità, Josè Saramago

>> domenica 21 giugno 2009


Se si può parlare di innovazione nella scrittura questo romanzo ne è un esempio importante. L’uso della punteggiatura è molto particolare: i dialoghi non sono introdotti dai due punti e non ci sono le virgolette a racchiudere le frasi che invece sono separate solo da una virgola, seguita da una parola che inizia con una lettera maiuscola ad indicare il cambio di voce. Sono completamente assenti i punti interrogativi. Il tutto sembra un flusso di coscienza e la lettura, faticosa all’inizio, diventa più agevole man mano che ci si abitua. La trama è angosciante, claustrofobica e unisce al miglior romanzo dell’orrore lo spessore di considerazioni sulle miserie di un’umanità che se, oltre la vista, perde il senso di solidarietà, precipita verso l’abisso.

Il cieco gridò, Tutti calmi e zitti, se qualcuno si azzarda ad alzare la voce, faccio fuoco, chi capita capita, poi non vi lamentate. I ciechi non si mossero. Quello della pistola continuò, E’ detto e non si torna indietro, da oggi in poi saremo noi a gestire il cibo, siete tutti avvisati, e che a nessuno venga in mente di andarlo a cercare fuori, metteremo dei sorveglianti a questo ingresso, subirete le conseguenze di qualsiasi tentativo di contravvenire agli ordini, adesso il cibo si vende, chi vuol mangiare paga (…) Ogni camerata nominerà due responsabili, questi saranno incaricati di raccogliere le cose di valore, tutte, di qualsiasi tipo, soldi, gioielli, anelli, bracciali, orecchini, orologi, quello che avete, e porteranno tutto nella terza camerata del lato sinistro, cioè dove siamo noi, (…)
Trascorsa una settimana, i ciechi malvagi mandarono a dire che volevano donne. Così, semplicemente, Portateci delle donne. Questa inattesa ancorché non del tutto insolita pretesa causò l’indignazione che è facile immaginare, (…) Se non ci portate delle donne, non mangiate. Umiliati, gli emissari ritornarono nella camerata con l’ordine, O ci andate, o non ci danno da mangiare. Le donne sole, quelle che non avevano un compagno, o per lo meno non lo avevano fisso, protestarono immediatamente, non erano disposte a pagare il cibo degli uomini altrui con quello che avevano tra le gambe, una ebbe persino l’audacia di dire, dimenticando il rispetto dovuto al proprio sesso, Io sono padronissima di andarci, ma quanto guadagno è per me, e se mi va ci resto pure a vivere, così mi garantisco letto e piatto.

Molto belle e originali le similitudini usate dall’autore

Più in là, molto lentamente, appoggiandosi sui gomiti, il ladro della macchina sollevò il busto. Non sentiva la gamba, c’era solo il dolore, il resto non gli apparteneva più. L’articolazione del ginocchio si era irrigidita. Rotolò con il corpo dalla parte della gamba sana, che lasciò pendere fuori dal letto, poi, tenendosi la coscia con le mani, tentò di spostare la gamba ferita nello stesso senso. Come un branco di lupi improvvisamente risvegliati, i dolori accorsero da tutte le direzioni per rientrare subito dopo nel lugubre cratere cui si alimentavano.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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