I nomi fanno il mondo - Gianluca Favetto

>> venerdì 22 aprile 2011

Audiolibro che raccoglie quaranta racconti brevissimi letti dello stesso autore. La confezione del cd è dotata di una serie di pagine che riportano  anche il testo scritto. Il racconto breve è una vera arte che ho scoperto seguendo un seminario tenuto da Andrea Valente. Ogni parola è selezionata in maniera accurata: si gioca su assonanze, doppi sensi, onomatopee, piccole modifiche ortografiche che creano nuovi termini e nuovi concetti.
I racconti di Favetto, a differenza di quelli di Valente, sono per adulti. Molti sono costruiti sui nomi opportunamente scelti dei protagonisti. Edificanti, grotteschi, crudeli, surreali, non sempre colpiscono nel segno e a volte sembrano un esercizio di stile fine a se stesso. In diversi casi alla fine dell'ascolto un "mah!" si è stampato sulle mie labbra. Ne trascrivo di seguito due che mi sono sembrati particolarmente riusciti.

LA FABBRICA
Gunter Volk lavorava in una fabbrica di birra. All'ufficio del personale. Non sapeva un granché di birra. La beveva. A litri. Un giorno si accorse che per produrre un litro di birra si consumano dieci, quindici litri d'acqua - si buttano via. A Gunter Volk non piaceva buttare via le cose. Non buttava via nulla. Conservava i giocattoli, i quaderni della scuola, le magliette. Anche i ricordi non buttava via.
Ricordava la prima volta che aveva ricevuto un bacio, la prima volta di uno schiaffo, la prima sbronza ... se è per questo, ricordava anche le seconde, le terze, le quarte volte ...Un giorno s'industriò. Scoprì che l'acqua buttata via è mista a polpa d'orzo fermentato, ricca di proteine, con la quale si fanno crescere i funghi; cresciuti i funghi, rimane un ottimo terriccio per allevare i lombrichi; i lombrichi concimano i campi e piacciono ai polli; gli escrementi dei polli possono produrre metano e il metano alimenta le caldaie della birreria.
Il primo effetto di queste scoperte fu il suo licenziamento. Allora Gunter s'industriò di nuovo e partì per una terra dove l'acqua è preziosa. Oggi in Namibia esiste una strana fabbrica di birra che vende al Giappone funghi neri, agli agricoltori lombrichi, ai mercati locali polli. La fabbrica funziona a pannelli solari. E a sogni, che diventano bisogni, trisogni, quater, cinque, sei, dieci, quindici litri di sogni.

LA MANO
Ibn-al-Sadal si tagliò all'altezza del polso con un coltello infuocato. Un taglio netto. Il sangue subito nero, aggrumato. La carne e le ossa bruciate. Impugnò, non senza coraggio, il suo arto sinistro e lo lanciò dall'altra parte del muro. Non crediate abbia voluto farsi uno sconto: Ibn-al-Sadal, come suo padre, come il padre
di suo padre, era mancino. La sensibilità della sua mano sinistra era famosa e celebrata in tutto il territorio che dalla valle della Bekaa si estende vasto fino al deserto di Kavir - conosciuta come da noi la mano preziosa di Eric Clapton, come da noi la mano velluto di Ilie Nastase o la mano implacabile di Michael Jordan.
Aveva sacrificato la mano del cuore. Il muro era altissimo. Il primo tentativo fallì. Riprese quel pezzo ormai perduto di sé, si allontanò di qualche passo e provò un nuovo lancio: una parabola perfetta aiutata dal vento.
La donna che attendeva dall'altra parte la raccolse e la strinse al petto. Finalmente Ibn-al-Sadal potè toccare con mano il suo amore, la pelle morbida ambrata di Sherina Ajanìa, figlia di Baruk Haradei, signore di Ecbatabal, suo nemico mortale.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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