La bestia a due schiene – Emily Maguire

>> mercoledì 12 maggio 2010

In La bestia a due schiene la storia parte con l’iniziazione al sesso di una quattordicenne da parte del suo insegnate di letteratura. Prosegue con l’abbandono di lui e con lei che inizia una ricerca ossessiva della fusione con un altro essere che la porta a cambiare continuamente partner lasciandole un’insoddisfazione perenne. E’ interessante per una serie di temi affrontati con una certa profondità di giudizio: il sesso usato come strumento di conoscenza della parte più profonda degli esseri umani, i genitori assenti tanto più immersi nei libri per imparare ad essere genitori quanto fallimentari nel mettere in pratica i principi base dell’educazione. Lascia perplessi come la passione per la letteratura e la poesia della protagonista non freni la sua caduta verso il baratro e come lei resti impermeabile all’amore dell’unico uomo che la rispetti veramente.

Ogni giorno, per due ore, Sara Clark cessava di esistere. In seguito, neanche lei avrebbe saputo spiegare quando avvenne di preciso, ma provava sempre quella sensazione di assorbimento, di varcare la soglia e di mischiarsi. Non c’era un confine che stabiliva dove finisse il suo corpo e iniziasse quello del professor Carr. Lui le aveva spiegato che era proprio questo che intendeva Shakespeare con la bestia a due schiene. Quando due persone erano coinvolte completamente nell’atto amoroso, smettevano di essere individui separati e diventavano un’unica creatura. L’amplesso, quando eseguito in modo corretto, dava vita ad un organismo più grande della somma delle sue parti, una bestia a due schiene ma con una sola anima.
[…]
Era proprio questo che Jamie non capiva: non era mai solo sesso. Anche la scopata più svelta, sporca e impersonale non era puramente sesso. Si trattava di connessione. Guardare dentro un altro essere umano per vedervi riflessa la propria solitudine e un disperato bisogno di attenzioni. Era riconoscere che insieme era possibile bandire temporaneamente quel senso di isolamento. Era un’esperienza che permetteva di comprendere il significato di essere umani a livello primordiale, più istintivo.
[…]
Per otto anni, Sarah aveva vissuto con un senso di vuoto che nessuno poteva scalfire. Non gli uomini, nemmeno l’alcol o la droga, la conoscenza o la speranza. Vi aveva convissuto e ora si era trasformato in un tratto della sua personalità. Era il suo confine, il suo punto forte, la sua abilità a essere partecipe e distante allo stesso tempo, passionale e calma. Aveva costruito la sua vita intorno al buco che aveva la forma di Daniel Carr. E ora quel buco si era riempito.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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