Il fabbricante di eco, Richard Powers

>> lunedì 27 luglio 2009


La storia del fratello che in seguito ad un incidente d’auto riconosce tutti fuorché la sorella è sufficientemente inquietante e originale. L’autore è bravo a descrivere personaggi e situazioni attorno ad un disturbo psichico che porta il protagonista ad immaginare un enorme complotto ai suoi danni in cui la sostituzione della sorella con una persona che l’assomiglia ne è la prova fondamentale. Tirando le somme però, il libro non mi ha entusiasmato. Ho avuto l’impressione che l’attenzione quasi maniacale che lo scrittore ha posto nel descrivere il profilo psicologico dei personaggi, le loro reazioni e i retroscena dei comportamenti, abbia fatto perdere ai personaggi stessi l’anima. Le storie che si intrecciano risultano poco coinvolgenti ed emozionanti. Fa eccezione la vicenda del neuroscienziato ultracinquantenne Weber che, chiamato a supporto per la soluzione del caso e l’individuazione della cura, finirà per mettere in discussione la sua consolidata vita affettiva.

Il tempo non ti invecchia; i ricordi si.
Si, il rallentamento del fisico, il graduale esaurimento dei neurotrasmettitori del piacere li aveva raffreddati. Ma anche qualcos’altro: si finisce per assomigliare a ciò che si ama. Dopo tutti quegli anni lui e la moglie si somigliavano tanto da annullare l’estraneità che stimola il desiderio. (…)
“Di norma ho un atteggiamento conservatore quando si tratta di sostanze così forti. Ogni lancio dei dadi neurochimici è un azzardo. Non ho nemmeno un debole per gli inibitori del riassorbimento della serotonina, se non come ultima spiaggia.
“Ah, si?. Si vede che non soffri di depressione”. Weber non era più tanto sicuro. “La metà delle persone che reagisce al trattamento reagisce anche al placebo. Stando a certi studi, un quarto d’ora di ginnastica e venti minuti di lettura al giorno hanno lo stesso effetto sulla depressione della maggior parte dei farmaci più diffusi”. (…)
La sera stessa del rientro aveva raccontato a Silvie perché si fosse precipitato a casa. Dire tutto: il loro contratto matrimoniale fin dall’inizio e, per salvare quanto c’era di reale con quella donna realissima, Weber non poteva certo nascondersi ora. Aveva sempre creduto nell’”albero avvelenato” di Blake: seppellisci una fantasia se vuoi coltivarla. Uccidila esponendola all’area aperta.
L’aria fredda di Long Island non uccise la sua fantasia. Semmai raccontare la sua orribile scoperta alla moglie la sera del rientro a casa uccise qualcos’altro. (…)
Weber capì la verità: desiderava Barbara Gillespie. Ma perché? L’atteggiamento assunto da quella donna non aveva senso. Nella sua vita era andato storto qualcosa, come in quella di Weber. Lei viveva già nel vuoto a cui lui stava accedendo.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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