Le Correzioni, Jonathan Franzen

>> lunedì 11 maggio 2009

Appartengo ai fan del libro perché secondo me è un quadro iperrealista della realtà contemporanea. I personaggi sono descritti così bene che sembrano vivi ed è impossibile non scorgere in atteggiamenti, modi di pensare e comportamenti, qualcosa di molto vicino a noi che ha riguardato noi stessi o amici, parenti, conoscenti. E’ un libro che nel bene e nel male non lascia indifferenti.
Riporto l’”interrogatorio” che la madre Enid effettua alla fidanzata del figlio. L’ambivalenza tra le domande e il relativo sottinteso, fa emergere la caratterizzazione fondamentale di Enid, molto attenta all’aspetto esteriore della vita come se questo fosse sufficiente a determinare la felicità delle persone a lei più care.

- Abiti in città? – disse Enid (non convivi con nostro figlio, vero?) –
- E lavori in città anche tu? (quanto guadagni? Non appartieni ad una famiglia aliena, snob della costa orientale?)
- Sei cresciuta qui? (o vieni da uno stato al di là degli Appalachi, dove la gente è cordiale, pratica e presumibilmente non ebrea?)
- Oh, e la tua famiglia è ancora nell’Ohio (O forse i tuoi genitori hanno compiuto la scelta moderna e moralmente discutibile di divorziare?)
- Hai fratelli o sorelle (Sei una figlia unica viziata o una cattolica con miriadi di fratelli?)
Commento del Gruppo Lettori
La storia risulta interessante, ma la lettura per molti è stata angosciante e in qualche punto addirittura sconvolgente, soprattutto quando viene narrata la situazione dei due genitori anziani e descritta in modo impietoso ironico e a volte grottesco la vecchiaia. I personaggi, presentati in modo molto accurato e profondo, sono molto reali , tanto che la storia, pur ambientata negli Stati Uniti, diventa uno spaccato di vita attuale non solo americana. La società rappresentata, nella codificazione dei comportamenti sociali e nell’ipocrisia istituzionalizzata, è rigida senza fantasia, senza anima, e rivela l’assenza di una vera cultura. Ad alcuni lettori la scrittura è risultata noiosa, eccessivamente prolissa nella narrazione delle vicende che a volte costituivano una storia a sé stante. L’iperrealismo , spesso efficace, è stato giudicato a tratti volgare, arido e impietoso. Delle due generazioni presenti nella storia, sono i figli a fare la figura peggiore, perché, una volta usciti di casa, si lasciano andare ad una vita senza regole e senza valori, dove manca ogni rielaborazione delle proprie esperienze. Questo libro, giudicato molto complesso nella struttura narrativa, si è rivelato come un romanzo di denuncia sociale, per cui alla fine ci si chiede cosa siano e dove siano andate a finire nel paese della democrazia libertà, democrazia e cultura.

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Lettura di Sciascia in biblioteca

5 Marzo ore 20,30, Biblioteca Castiglione delle Stiviere

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