La voce della notte, Rafik Schami
>> domenica 28 giugno 2009
Libro deludente e noioso. Le storie riportate sono esili, fine a se stesse e con morale a tratti inesistente; i personaggi sono poco caratterizzati. Il libro non sarebbe utile neanche se letto ai bambini. Sono rari i momenti che riescono a distogliere dalla monotonia della narrazione.
C’era una volta un contadino che si chiamava Hammad. Un giorno l’uomo più in vista del villaggio annunciò il matrimonio della figlia e decise di organizzare grandi festeggiamenti che dovevano durare sette giorni e sette notti. Tutto il villaggio e anche i contadini dei dintorni sarebbero stati suoi ospiti e la festa si annunciava meravigliosa. La prima sera furono serviti carne di agnello, riso, fagioli e insalata di cavolo a volontà. Gli ospiti, naturalmente, fecero grande onore alla tavola. Soprattutto Hammad che era povero in canna: non ci crederete ma in meno di due ore aveva spolverato un vassoio di riso, un pezzo di arrosto gigante e tanta insalata. A notte fonda Hammad cominciò a sentirsi male. Aveva la pancia piena d’aria e pensò che la cosa migliore era andare fuori a scoreggiare all’aperto, per liberarsi. Ma mentre si alzava da tavola gli scappò una scoreggia, proprio nel momento in cui il poeta del villaggio stava decantando la bellezza della sposa: “Il tuo respiro è dolce e profumato come il fiore di gelsomino” dicevano i suoi versi. Gli ospiti scoppiarono in una grande risata e il padrone di casa, vale a dire il padre della sposa, fulminò il povero Hammad con lo sguardo.
C’era una volta un contadino che si chiamava Hammad. Un giorno l’uomo più in vista del villaggio annunciò il matrimonio della figlia e decise di organizzare grandi festeggiamenti che dovevano durare sette giorni e sette notti. Tutto il villaggio e anche i contadini dei dintorni sarebbero stati suoi ospiti e la festa si annunciava meravigliosa. La prima sera furono serviti carne di agnello, riso, fagioli e insalata di cavolo a volontà. Gli ospiti, naturalmente, fecero grande onore alla tavola. Soprattutto Hammad che era povero in canna: non ci crederete ma in meno di due ore aveva spolverato un vassoio di riso, un pezzo di arrosto gigante e tanta insalata. A notte fonda Hammad cominciò a sentirsi male. Aveva la pancia piena d’aria e pensò che la cosa migliore era andare fuori a scoreggiare all’aperto, per liberarsi. Ma mentre si alzava da tavola gli scappò una scoreggia, proprio nel momento in cui il poeta del villaggio stava decantando la bellezza della sposa: “Il tuo respiro è dolce e profumato come il fiore di gelsomino” dicevano i suoi versi. Gli ospiti scoppiarono in una grande risata e il padrone di casa, vale a dire il padre della sposa, fulminò il povero Hammad con lo sguardo.
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