Shantaram - Gregory David Roberts
>> domenica 21 settembre 2014
Dopo più di un anno riprendo ad aggiornare il blog e lo faccio con questo libro Shantaram
consigliato da una cara amica.
A differenza del passato in cui leggevo il libro e poi ne scrivevo una breve recensione riportando i passi che più mi piacevano, ora l'aggiornamento lo effettuerò come work in progress mentre leggo il libro.
Questo dovrebbe evitare la trappola in cui ero caduto: procastinare il lavoro per mancanza di tempo e latente pigrizia per poi non effettuarlo più.
Questo dovrebbe evitare la trappola in cui ero caduto: procastinare il lavoro per mancanza di tempo e latente pigrizia per poi non effettuarlo più.
Iniziamo.
Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare
quello che so dell'amore, del destino e delle scelte che si fanno nella
vita. Per capire l'essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi
torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciavano
la mente riuscii a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione
del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi
stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo
conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la
carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di
possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la
storia della tua vita.
Ma soprattutto Bombay era libera, e comunicava una sensazione di libertà esilarante. Dovunque guardassi percepivo quello spirito di libertà, e mi accorsi di esserne contagiato nel profondo. Il moto di vergogna che avevo provato vedendo per la prima volta gli slum e i mendicanti si dissolse quando compresi che quegli uomini e quelle donne erano liberi. Nessuno cacciava i mendicanti dalle strade. Nessuno sfrattava gli abitanti degli slum. Per quanto penose fossero le loro esistenze, erano liberi di viverle negli stessi giardini e negli stessi viali dei ricchi e dei potenti. Erano liberi. La città era libera.
Ero un fuggiasco. Ero un ricercato, mi davano la caccia, avevo una taglia sulla testa, ma ero un passo avanti agli inseguitori. Ero libero. Quando sei in fuga ogni giorno rappresenta tutta la tua vita. Ogni minuto in libertà è una breve storia a lieto fine.
Mi voltai per guardare il mio salvatore. Era la donna più bella che avessi mai visto. Snella, capelli neri sciolti sulle spalle, pelle candida. Non era alta, ma le spalle ampie, la schiena dritta e i piedi divaricati saldamente piantati a terra. I miei occhi si perdevano, nuotavano, fluttuavano liberi nella laguna scintillante del suo sguardo fermo e quieto. Erano occhi grandi, di una spettacolare sfumatura di verde, come quella degli alberi nei sogni più vividi. Verdi come il mare, se il mare fosse perfetto.
Continuammo a fissarci per cinque lunghi secondi, mentre miriadi di mondi e vite parallele che avrebbero potuto essere e non saranno mai vorticavano intorno a noi. Alla fine parlò.
«C'è mancato poco. Sei fortunato».
«Sì», dissi sorridendo, «proprio così».
La sua voce - modulata in quella lingua incomprensibile era straordinariamente profonda e sonora, e mi faceva venire la pelle d'oca. Suppongo che anche quel particolare avrebbe dovuto mettermi in guardia. "La voce", dicono i procacciatori di matrimoni afghani, "è più di metà dell'amore".
Le antiche leggende sanscrite narrano di amori predestinati, di connessioni karmiche fra anime destinate a incontrarsi, urtarsi e incantarsi a vicenda. Le leggende dicono che l'amata si riconosce all'istante perché si ama ogni suo gesto, ogni suo pensiero, ogni movimento, ogni suono e ogni stato d'animo che balena nei suoi occhi. La riconosciamo dalle sue ali - ali che solo noi possiamo vedere - e dal fatto che lo struggimento per lei annienta ogni altro desiderio d'amore. Queste leggende avvertono anche che simili amori predestinati possono possedere e ossessionare una, e una sola, delle due anime che il destino ha fatto incontrare. Ma in un certo senso la saggezza è l'opposto dell'amore. L'amore sopravvive in noi proprio perché non è saggio.
Il fato ha bisogno di complici, e le pietre sui muri del destino sono cementate da piccole e inconsapevoli complicità.
Ma soprattutto Bombay era libera, e comunicava una sensazione di libertà esilarante. Dovunque guardassi percepivo quello spirito di libertà, e mi accorsi di esserne contagiato nel profondo. Il moto di vergogna che avevo provato vedendo per la prima volta gli slum e i mendicanti si dissolse quando compresi che quegli uomini e quelle donne erano liberi. Nessuno cacciava i mendicanti dalle strade. Nessuno sfrattava gli abitanti degli slum. Per quanto penose fossero le loro esistenze, erano liberi di viverle negli stessi giardini e negli stessi viali dei ricchi e dei potenti. Erano liberi. La città era libera.
Ero un fuggiasco. Ero un ricercato, mi davano la caccia, avevo una taglia sulla testa, ma ero un passo avanti agli inseguitori. Ero libero. Quando sei in fuga ogni giorno rappresenta tutta la tua vita. Ogni minuto in libertà è una breve storia a lieto fine.
Mi voltai per guardare il mio salvatore. Era la donna più bella che avessi mai visto. Snella, capelli neri sciolti sulle spalle, pelle candida. Non era alta, ma le spalle ampie, la schiena dritta e i piedi divaricati saldamente piantati a terra. I miei occhi si perdevano, nuotavano, fluttuavano liberi nella laguna scintillante del suo sguardo fermo e quieto. Erano occhi grandi, di una spettacolare sfumatura di verde, come quella degli alberi nei sogni più vividi. Verdi come il mare, se il mare fosse perfetto.
Continuammo a fissarci per cinque lunghi secondi, mentre miriadi di mondi e vite parallele che avrebbero potuto essere e non saranno mai vorticavano intorno a noi. Alla fine parlò.
«C'è mancato poco. Sei fortunato».
«Sì», dissi sorridendo, «proprio così».
La sua voce - modulata in quella lingua incomprensibile era straordinariamente profonda e sonora, e mi faceva venire la pelle d'oca. Suppongo che anche quel particolare avrebbe dovuto mettermi in guardia. "La voce", dicono i procacciatori di matrimoni afghani, "è più di metà dell'amore".
Le antiche leggende sanscrite narrano di amori predestinati, di connessioni karmiche fra anime destinate a incontrarsi, urtarsi e incantarsi a vicenda. Le leggende dicono che l'amata si riconosce all'istante perché si ama ogni suo gesto, ogni suo pensiero, ogni movimento, ogni suono e ogni stato d'animo che balena nei suoi occhi. La riconosciamo dalle sue ali - ali che solo noi possiamo vedere - e dal fatto che lo struggimento per lei annienta ogni altro desiderio d'amore. Queste leggende avvertono anche che simili amori predestinati possono possedere e ossessionare una, e una sola, delle due anime che il destino ha fatto incontrare. Ma in un certo senso la saggezza è l'opposto dell'amore. L'amore sopravvive in noi proprio perché non è saggio.
Il fato ha bisogno di complici, e le pietre sui muri del destino sono cementate da piccole e inconsapevoli complicità.
Infilai il piccolo involto - grande pressappoco come una scatola di fiammiferi - in un lato della bocca, fra la guancia e i denti, come avevo visto fare agli altri clienti. Dopo pochi secondi un'effusione dolce e fragrante mi avvolse il palato Era un gusto acre e succulento, mielato e leggermente piccante a un tempo. La foglia dell'involucro cominciò a dissolversi, e i pezzettini duri e croccanti di noce di betel, datteri e cocco cominciarono a turbinare fra i succhi zuccherini.
Anand sapeva come noi che sei dollari non era una cifra esagerata per tre forestieri. I proprietari degli alberghi ricevevano quattro dollari per stanza. Quel paio di dollari in più era il margine di guadagno giornaliero di Anand e dei suoi tre camerieri. Le piccole vittorie degli stranieri costavano ad Anand il pane quotidiano, e ai turisti la possibilità di avere Anand come amico.
La semplice e sorprendente verità sull'India e gli
indiani è che quando sei lì, e tratti con loro, il cuore ti guida sempre
più saggiamente della testa. Non c'è posto al mondo in cui questa
verità sia più evidente.
Il passato si riflette perennemente in due specchi: quello luminoso
delle parole pronunciate e delle azioni compiute e quello scuro, colmo
di tutte le cose che non abbiamo detto o fatto.
Karla come amica se la cava discretamente, ma come nemica è
straordinaria. Quando giudichi il potere di una persona devi valutare le
sue capacità sia come amica sia come nemica. In questa città non esiste nessuno in grado di essere un nemico peggiore o più pericoloso di Karla». Mi fissò negli occhi, come se cercasse qualcosa. «Sai di che potere parlo, vero? Potere reale. Il
potere di far splendere gli uomini come stelle o di schiacciarli nella
polvere. Il potere dei segreti. Segreti terribili, terribili. Il potere
di vivere senza rimorsi. Lin, c'è qualcosa nella tua vita di cui ti
penti? Hai dei rimorsi?» «Sì, credo di sì...» «Certo che sì! Proprio come me, mi pento di cose che
ho fatto... e che non ho fatto. Invece Karla no. Per questo è come quei
pochi altri nella sala, quelli che hanno il potere vero. Il cuore di
Karla è uguale al loro, il nostro no.
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