Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano - Eric Emmanuel Schmitt
>> lunedì 30 luglio 2012
Con l'arrivo delle vacanze ho ripreso finalmente a leggere libri. Il primo della serie è questo brevissimo racconto da cui hanno anche tratto un film. La storia è edificante: l'incontro tra un bambino ebreo e un anziano musulmano che diventerà il suo padre adottivo nella Francia degli anni sessanta. Tramite l'interazione tra i due emergono le differenze tra le due culture e le rispettive religioni e si intravede quello che può essere un terreno di dialogo comune costituito dalla tolleranza, il rispetto e la ricerca del vero significato della vita. Il racconto scorre leggero nonostante uno sfondo tragico e alienato della famiglia del ragazzo ed è disseminato di spunti di saggezza e ottimismo. Peccato per l'estrema brevità.
"Monsieur Ibrahim, quando dico che il sorriso è roba da ricchi, intendo dire che è roba per gente felice"
Ecco, è qui che ti sbagli. E' il sorridere che rende felici".
"Col cavolo"!.
"Prova".
"Col cavolo, ho detto".
"Ma scusa, Momo, tu sei educato, no"?
"Per forza, se non voglio rimediare un ceffone".
"Ecco. Educato va bene. Cordiale è meglio. Prova a sorridere e vedrai".
Beh, dopo tutto, con monsieur Ibrahim che me lo chiede con tanta gentilezza, allungandomi una scatoletta di choucroute di qualità sopraffina, vale la pena provare...
Il giorno dopo, sembro un malato che si sia beccato il virus durante la notte: sorrido a tutti.
"Mi spiace, professoressa, non l'ho capito il problema di matematica".
E zac! un sorriso.
"Non sono proprio riuscito a farlo"!
"Va bene, Mosè, te lo rispiego".
Una cosa mai vista. Non uno strillo, non una minaccia. Niente.
Alla mensa...
"Posso avere un po' di crema di marroni"?
E zac! un sorriso.
"Grazie, con un po' di formaggio bianco".
E mi danno quello che chiedo.
L'euforia è totale. Più niente mi resiste.
Mounsieur Ibrahim mi ha dotato dell'arma assoluta.
[...]
Dopo avermi accettato nella sua corte di pretendenti, Miriam cominciava a respingermi in quanto candidato di poco valore.
"Non fa niente" diceva monsieur Ibrahim. "Il tuo amore per lei è tuo. Ti appartiene. Anche se lei lo rifiuta, non lo può cambiare. Semplicemente non ne approfitta, ecco tutto. Quello che tu dai, Momo, è tuo per la vita; e quello che non dai è perduto per sempre"!
[...]
Nessuno voleva saperne di noi. Ma monsieur Ibrahim non si lasciava scoraggiare.
"Il no ce l'abbiamo già in tasca, Momo. Ora non ci resta che ottenere il si".
[...]
"Quando vuoi sapere se il posto dove i trovi è ricco o povero, guarda la spazzatura. Se non vedi immondizia nè pattumiere, vuol dire che è molto ricco. Se vedi pattumiere ma non immondizia, è ricco. Se l'immondizia è accanto alle pattumiere, non è nè ricco nè povero: è turistico. Se vedi l'immondizia e non le pattumiere, è povero. E se c'è la gente che abita in mezzo ai rifiuti, vuol dire che è molto, molto povero."
[...]
Vedi, Momo, nella mia vita avrò anche lavorato molto, ma ho lavorato lentamente, prendendomi il mio tempo, senza dannarmi l'anima per incassare di più o accaparrarmi i clienti, no. Il segreto della felicità è la lentezza.
[...]
L'oro non ha bisogno della pietra filosofale, il rame sì. Migliorati.
Ciò che è vivo, fallo morire: è il tuo corpo.
Ciò che è morto, vivificalo: è il tuo cuore.
Ciò che è presente, nascondilo: è il mondo di quaggiù.
Ciò che è assente fallo venire: è il mondo della vita futura.
Ciò che esiste annientalo: è la passione.
Ciò che non esiste, producilo: è l'intenzione.
Rumi
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