L'Amore del Bandito - Massimo Carlotto
>> lunedì 18 aprile 2011
E' il primo romanzo che leggo di Carlotto e probabilmente resterà l'unico. E' deludente la trama e la caratterizzazione dei personaggi. Non so se l'autore abbia dato per scontato che il pubblico conoscesse l'"alligatore" e i suoi amici dai lavori precedenti ma io non ho capito chi sono, cosa li motiva e perchè sono rilevanti per il lettore. La cosa più interessante mi sembra la disincantata analisi della decadenza del Nordest che riporto di seguito ma che non si capisce cosa centri con la storia.
Poco dopo apparve una ronda di baldi cittadini a caccia di malviventi. Erano scortati da un paio di guardie giurate, per difendersi dai ragazzi dei centri sociali che, li prendevano a calci nel sedere ogni volta che li incontravano. Mi videro da lontano e puntarono su di me. Quando si avvicinarono notarono il colore della mia pelle e i miei vestiti eleganti e tirarono dritto. Quello che doveva essere il capo mi salutò sottovoce e mi rivolse un'occhiata, speranzoso di ricevere un cenno di riconoscimento o di gratitudine. Finsi di armeggiare col telefonino. Ci mancavano solo loro. Padova era attraversata in lungo e in largo da pattuglie e "pattuglioni", come li chiamavano i giornali, e le divise si sprecavano. Con la scusa di liberare i quartieri da spacciatori e puttane, in realta le ronde erano utili soltanto a fini elettorali e perchè preparavano il terreno per quella caccia al clandestino che si sarebbe aperta ufficialmente con l' approvazione del pacchetto sicurezza. I più grandi sostenitori di questa legge erano ovviamente i mafiosi di ogni nazionalità. Finalmente avrebbero fatto pulizia della concorrenza indipendente della microcriminalità, così fastidiosa da finire troppo spesso sui giornali disturbando gli affari. Nel frattempo i bravi cittadini del Nordest continuavano ad affidare i parenti anziani a badanti clandestine e a farsi pulire le case da colf senza documenti. Laboratori, fabbriche, cantieri edili, stradali e navali erano pieni di extracomunitari che avevano attraversato il confine chiusi nei container o erano arrivati via mare rischiando la pelle. Manodopera sottopagata e ricattata che si poteva cacciare quando si voleva senza nemmeno agitare lo spettro della crisi. E gli stessi bravi cittadini continuavano a fottersi troie nigeriane e viados brasiliani, giovani donne e ragazzini minorenni di ogni paese dell'Est europeo.
Bastava fare due conti per capire che più di qualcuno razzolava male, da un lato chiedendo a gran voce ordine e pulizia, dall'altro approfittando spudoratamente della situazione. Nel Nordest, d'altronde, spadroneggiavano i furboni. Più di prima. Molto pili di prima. Padroni di fabbrichette e commercianti con macchine, ville, investimenti milionari all'estero che non avevano mai pagato un euro di imposte in vita loro. Riciclatori di rifiuti che esportavano in Cina migliaia di tonnellate di plastica tossica, poi riutilizzata nella fabbricazione di giocattoli per i bambini di tutto il mondo. Altri mecenati dello stesso settore obbligavano donne extracomunitarie a dividere la spazzatura usando solo le mani. Per non parlare dei call center nei quali decine di donne italiane lavoravano in nero, non percepivano lo stipendio per mesi e mesi e stavano zitte perchè, con figli e mariti disoccupati da mantenere, un posto di lavoro anche se di merda è pur sempre un posto di lavoro. O degli imprenditori che gestivano siti internet dove venivano pubblicizzate giovani escort, e che si premuravano di acquistare le case dove le donne intrattenevano i clienti, perchè il mattone è il miglior investimento possibile anche in tempi di crisi.O dei politici e amministratori che continuavano a incassare tangenti come un tempo, solo che ora le camuffavano con parcelle e consulenze e quando venivano beccati si affrettavano a dichiarare che era stata "la prima volta" ...
La verità è che l'illegalità che ormai caratterizzava ogni settore dell'operoso Nordest era diventata il terreno ideale per l'insediamento delle organizzazioni mafiose. Avevano addentato il boccone e lo avrebbero masticato per bene. E il riciclaggio era diventato il punto d'incontro tra furboni e mafiosi. Solo i politici, e con loro la stampa e le televisioni locali, fingevano di ignorare che quella era la parte d'Italia con la maggior concentrazione di organizzazioni criminali. E non fingevano solo per motivi di opportunità politica, perche se c'è una cosa che le mafie hanno capito da un pezzo è che gli affari veri si fanno se hai buoni rapporti con tutti. I bravi cittadini elettori si accontentavano della testa dei clandestini perchè il resto, il peggio, tutto sommato andava bene. I soldi delle mafie facevano girare gli affari creando una positiva sinergia con le attività economiche legali. Ma più delle passeggiate notturne di quei signori con la pettorina fosforescente erano efficaci i presidi dei vigili urbani di fronte agli ambulatori che curavano "anche" i clandestini. Accadeva in diversi paesi della provincia e la paura aveva iniziato a serpeggiare tra le fila dell' esercito dei disperati.
Poco dopo apparve una ronda di baldi cittadini a caccia di malviventi. Erano scortati da un paio di guardie giurate, per difendersi dai ragazzi dei centri sociali che, li prendevano a calci nel sedere ogni volta che li incontravano. Mi videro da lontano e puntarono su di me. Quando si avvicinarono notarono il colore della mia pelle e i miei vestiti eleganti e tirarono dritto. Quello che doveva essere il capo mi salutò sottovoce e mi rivolse un'occhiata, speranzoso di ricevere un cenno di riconoscimento o di gratitudine. Finsi di armeggiare col telefonino. Ci mancavano solo loro. Padova era attraversata in lungo e in largo da pattuglie e "pattuglioni", come li chiamavano i giornali, e le divise si sprecavano. Con la scusa di liberare i quartieri da spacciatori e puttane, in realta le ronde erano utili soltanto a fini elettorali e perchè preparavano il terreno per quella caccia al clandestino che si sarebbe aperta ufficialmente con l' approvazione del pacchetto sicurezza. I più grandi sostenitori di questa legge erano ovviamente i mafiosi di ogni nazionalità. Finalmente avrebbero fatto pulizia della concorrenza indipendente della microcriminalità, così fastidiosa da finire troppo spesso sui giornali disturbando gli affari. Nel frattempo i bravi cittadini del Nordest continuavano ad affidare i parenti anziani a badanti clandestine e a farsi pulire le case da colf senza documenti. Laboratori, fabbriche, cantieri edili, stradali e navali erano pieni di extracomunitari che avevano attraversato il confine chiusi nei container o erano arrivati via mare rischiando la pelle. Manodopera sottopagata e ricattata che si poteva cacciare quando si voleva senza nemmeno agitare lo spettro della crisi. E gli stessi bravi cittadini continuavano a fottersi troie nigeriane e viados brasiliani, giovani donne e ragazzini minorenni di ogni paese dell'Est europeo.
Bastava fare due conti per capire che più di qualcuno razzolava male, da un lato chiedendo a gran voce ordine e pulizia, dall'altro approfittando spudoratamente della situazione. Nel Nordest, d'altronde, spadroneggiavano i furboni. Più di prima. Molto pili di prima. Padroni di fabbrichette e commercianti con macchine, ville, investimenti milionari all'estero che non avevano mai pagato un euro di imposte in vita loro. Riciclatori di rifiuti che esportavano in Cina migliaia di tonnellate di plastica tossica, poi riutilizzata nella fabbricazione di giocattoli per i bambini di tutto il mondo. Altri mecenati dello stesso settore obbligavano donne extracomunitarie a dividere la spazzatura usando solo le mani. Per non parlare dei call center nei quali decine di donne italiane lavoravano in nero, non percepivano lo stipendio per mesi e mesi e stavano zitte perchè, con figli e mariti disoccupati da mantenere, un posto di lavoro anche se di merda è pur sempre un posto di lavoro. O degli imprenditori che gestivano siti internet dove venivano pubblicizzate giovani escort, e che si premuravano di acquistare le case dove le donne intrattenevano i clienti, perchè il mattone è il miglior investimento possibile anche in tempi di crisi.O dei politici e amministratori che continuavano a incassare tangenti come un tempo, solo che ora le camuffavano con parcelle e consulenze e quando venivano beccati si affrettavano a dichiarare che era stata "la prima volta" ...
La verità è che l'illegalità che ormai caratterizzava ogni settore dell'operoso Nordest era diventata il terreno ideale per l'insediamento delle organizzazioni mafiose. Avevano addentato il boccone e lo avrebbero masticato per bene. E il riciclaggio era diventato il punto d'incontro tra furboni e mafiosi. Solo i politici, e con loro la stampa e le televisioni locali, fingevano di ignorare che quella era la parte d'Italia con la maggior concentrazione di organizzazioni criminali. E non fingevano solo per motivi di opportunità politica, perche se c'è una cosa che le mafie hanno capito da un pezzo è che gli affari veri si fanno se hai buoni rapporti con tutti. I bravi cittadini elettori si accontentavano della testa dei clandestini perchè il resto, il peggio, tutto sommato andava bene. I soldi delle mafie facevano girare gli affari creando una positiva sinergia con le attività economiche legali. Ma più delle passeggiate notturne di quei signori con la pettorina fosforescente erano efficaci i presidi dei vigili urbani di fronte agli ambulatori che curavano "anche" i clandestini. Accadeva in diversi paesi della provincia e la paura aveva iniziato a serpeggiare tra le fila dell' esercito dei disperati.
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