Un affare di famiglia, Pete Dexter
>> giovedì 21 gennaio 2010
A leggere la recensione sul libro sembra che l’autore sia uno dei più importanti scrittori americani contemporanei e questo tra i migliori libri del suo decennio. Dal libro sarà tratto un film di Paul Verhoven. Posso confermare la validità tecnica di Dexter (bravo a descrivere personaggi e situazioni, a dare ritmo alla storia) ma il libro non mi è piaciuto. E’ un romanzo che sembra incompiuto, in cui l’autore pone sul piatto ed inizia a sviluppare tanti temi (l’etica del giornalismo, il rapporto padre-figlio, fratello-fratello, uomo-donna,…) ma non li porta a termine. Anche gli stessi personaggi, le cui caratteristiche emergono dal loro modo di comportarsi nelle situazioni, rimangono irrisolti, non si capisce qual è la loro vera indole e il perché di comportamenti contradditori. Mi ha lasciato estremamente perplesso tutto l’episodio relativo al pestaggio a sangue del fratello: non si capiscono né l’origine nè le motivazioni, e sembra un’aggiunta gratuita che crea solo disorientamento. Alla fine, un romanzo inutile.
Gli passai davanti e presi la posizione di testa, tenendogli i rami da parte per farlo passare, assicurandomi che niente lo colpisse sull’altro occhio. Non sembrava così improbabile che mi toccasse riportarlo cieco all’auto, e in effetti dopo qualche minuto stava lacrimando da entrambi gli occhi. Nessuno poteva essere più fuori posto che Ward in quel luogo, eppure insisteva ad andare avanti. Cominciò a starnutire, e io realizzai che per lui non aveva importanza saper far bene una cosa; quello che contava era avere la volontà di farla. Le cose che sapeva fare bene derivavano da una mancanza di talento. Non aveva bisogno della grazia per perseverare.
Gli passai davanti e presi la posizione di testa, tenendogli i rami da parte per farlo passare, assicurandomi che niente lo colpisse sull’altro occhio. Non sembrava così improbabile che mi toccasse riportarlo cieco all’auto, e in effetti dopo qualche minuto stava lacrimando da entrambi gli occhi. Nessuno poteva essere più fuori posto che Ward in quel luogo, eppure insisteva ad andare avanti. Cominciò a starnutire, e io realizzai che per lui non aveva importanza saper far bene una cosa; quello che contava era avere la volontà di farla. Le cose che sapeva fare bene derivavano da una mancanza di talento. Non aveva bisogno della grazia per perseverare.
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