Sono rimasto molto incuriosito dal successo della trilogia che ha scalzato dalla vetta delle classifiche inglesi la J.K.Rowling e il suo Harry Potter. Le milioni di copie vendute a livello mondiale testimoniano un'attenzione per nulla virtuale che si è tramutata in guadagni stratosferici per l'autrice e tutta la macchina organizzativa che ne è alle spalle. Leggendo le critiche qua e là si nota che il pubblico dei lettori è praticamente diviso a metà tra gli entusiasti e i detrattori anche se tutti sono comunque concordi che il valore letterario è basso. Molti la ritengono un'operazione commerciale perfettamente riuscita. Ho letto il primo della serie proprio per farmene un'idea e ho intenzione di leggere Grey perchè è la stessa storia narrata dalla prospettiva dell'altro protagonista.
Che dire di questo best seller? Se nel marketing tradizionale i fondamenti sono sintetizzabili in 4 P (Prezzo, prodotto, promozione, punto vendita) in questo prodotto letterario credo vadano inaugurate le 4 S come condizione sine qua non per raggiungere milioni di lettori.
Semplicità
Il libro scorre benissimo e il linguaggio è estremamente lineare. La lettura si presta perfettamente a momenti di evasione e poco impegnativi (spiaggia)
Semplicismo
In un mondo già di per sè complicato perchè complicarsi ulteriormente la vita? L'autrice usa temi collaudati oltremodo sperimentati (il principe azzurro, pretty woman,...). Non c'è introspezione psicologica dei personaggi e la superficialità regna ovunque. Tutto l'universo delle sensazioni che si provano quando si è innamorati è liquidato con "farfallio nella pancia". L'attrazione che lei prova per lui deriva dal fatto che è bello, bellissimo, la camicia scende bene sui fianchi, ... il tutto ripetuto fino alla noia. Lui invece è attratto da lei quando si morde il labbro. Magari l'intento dell'autrice era quello di dare un accenno e lasciare che il lettore immaginasse il resto. Da questo punto di vista è un libro fortemente creativo ;-)
Sogni
Nei sogni succede di tutto e si è completamente svicolati da ciò che può essere umanamente credibile. Ed è così che in questa favola moderna i personaggi sono immaginari ben oltre quello che è il confine accettabile. Il tutto comunque in funzione di ciò che ognuno desidererebbe essere ed avere. Lui è la quintessenza dell'aspirazionale: giovane, bello, ricco (a 27 anni è proprietario di un impero con 40mila addetti che non ha ricevuto in eredità ma ha creato da solo), esperto guidatore di alianti ed elicotteri, profondo e raffinato conoscitore di musica classica, nonchè pianista provetto, dotato di tanto tempo libero, instancabile ed esperto amatore, generoso, premuroso, attento alle esigenze della sua compagna che ricopre di soprese e regali, leggermente tormentato, adottato, ha avuto un'infanzia difficile. Lei 21 anni, prossima alla laurea, semplice, un po' goffa e imbranata, arrossisce facilmente, illibata e poco esperta nelle relazioni con gli uomini ma intelligente ed arguta, capace di tener testa a lui e di farlo innamorare. Almeno è quello che crede lei: lui in più di un occasione indica il tipo di rapporto che desidera e le fa firmare un contratto in cui chiede, nero su bianco, la sua completa sottomissione.
Sesso
E' la parte che ha alimentato il passaparola e ne ha decretato il successo planetario. A livello marketing sono stati molto bravi nel giocare sulla componente sadomasochistica creando un'attesa che porta a ben poca cosa: una stanza dedicata usata pochissimo e pratiche che si limitano alla legatura dei polsi e qualche sculacciata. La parte più furba è invece quella che ci si ritrova quando vengono descritti i rapporti tra i due e che evidenzia ciò che solletica il desiderio delle donne: tutte le operazioni preliminari che portano all'eccitazione prima di arrivare al dunque. A quale donna non piacerebbe essere amata così? E quante invece hanno a che fare con compagni frettolosi ed egoistici? In entrambi i casi il libro pesca in un bacino di utenza enorme.
Al termine della lettura mi sono venute in mente altre due considerazioni:
alle donne piacciono i "cattivi". I bravi ragazzi sono noiosi, prevedibili, anonimi, non suscitano fantasie e hanno qualità irrilevanti per far nascere una passione;
alle donne piace soffrire: sono convinte di poter cambiare il loro partner (che come dicevamo prima è "cattivo") e in questo sono disponibili ad accettare ogni tipo di umiliazione.
«Lei è molto giovane per aver creato un simile impero. A che cosa deve il suo successo?» Lo guardo: ha un sorriso tranquillo, ma sembra vagamente seccato. «Il mondo degli affari ruota intorno alle persone, Miss Steele, e io sono molto bravo a giudicarle. So come agiscono, che cosa le fa crescere e che cosa no, che cosa le stimola e come incentivarle. Mi avvalgo di una squadra eccezionale, che ricompenso bene.» Fa una pausa e mi fissa con i suoi occhi grigi. «Sono convinto che, per raggiungere il successo in qualsiasi settore, si debba diventare padroni di quel settore, conoscerlo da ogni punto di vista, nei minimi dettagli. Io lavoro sodo, molto sodo, per riuscirci. Prendo decisioni basate sulla logica e sui fatti. Ho un istinto naturale che mi porta a individuare e a far crescere un’idea buona e solida con gente valida. La morale è che è sempre una questione di gente valida». «Forse ha solo avuto fortuna.» La battuta non è sulla lista di Kate, ma il personaggio è troppo arrogante. Lui sbarra gli occhi, sorpreso. «Non mi sottometto alla fortuna o al caso, Miss Steele. Più mi impegno nel lavoro più sembro fortunato. È questione di avere le persone giuste nella propria squadra e di saperne guidare le energie al meglio. Mi pare che sia stato Harvey Firestone a dire: “La crescita e lo sviluppo delle persone è la vocazione più nobile della leadership”.» «Lei sembra un maniaco del controllo.» Le parole mi escono di bocca prima che riesca a fermarle. «Oh, io esercito il controllo su tutto, Miss Steele» dice, senza traccia di ironia. Lo guardo negli occhi, e lui regge il mio sguardo, impassibile. Il mio cuore accelera i battiti, e io arrossisco di nuovo. Perché quest’uomo ha un effetto così inquietante su di me? Sarà la sua bellezza travolgente? Il modo in cui mi fulmina con gli occhi? Il modo in cui si accarezza il labbro inferiore con il dito? Quanto vorrei che smettesse di farlo. «Inoltre, se nelle proprie fantasie segrete ci si convince di essere nati per dominare, si acquista un potere immenso» continua, con la voce vellutata. «Lei pensa di avere un potere immenso?» “Maniaco del controllo.” «Ho più di quarantamila persone alle mie dipendenze, Miss Steele. Questo mi dà un certo senso di responsabilità… di potere, se preferisce. Se io dovessi decidere che il settore delle telecomunicazioni non mi interessa più e che voglio vendere, ventimila persone faticherebbero a pagare il mutuo dopo un mese o poco più.» Lo guardo a bocca aperta. Sono sconcertata dalla sua mancanza di umiltà. «Non ha un consiglio di amministrazione a cui rispondere?» chiedo, disgustata. «La società è di mia proprietà. Non devo rispondere a nessun consiglio.» Alza un sopracciglio. Naturalmente avrei dovuto saperlo, se solo avessi fatto qualche ricerca. Ma, accidenti, è così arrogante! Cambio strategia. «E ha qualche interesse, al di fuori del lavoro?» «Ho interessi molto vari, Miss Steele.» L’ombra di un sorriso gli sfiora le labbra. «Molto vari.» Per qualche ragione, il suo sguardo penetrante mi confonde. Nei suoi occhi luccica un pensiero perverso. «Che cosa fa per rilassarsi?» «Rilassarmi?» Sorride, rivelando denti bianchissimi. Rimango senza fiato. È davvero bellissimo. Nessuno dovrebbe essere così attraente. «Be’, per “rilassarmi”, come dice lei, vado in barca, volo, pratico diversi sport.» Si muove sulla poltrona. «Sono molto ricco, Miss Steele, e ho passatempi costosi e impegnativi.» Lancio una rapida occhiata alle domande di Kate, ansiosa di cambiare argomento. «Lei investe nell’attività industriale. Perché, esattamente?» chiedo. Come mai quest’uomo mi mette così a disagio? «Mi piacciono le cose. Mi piace sapere come funzionano: quali sono i loro ingranaggi, come costruirle e smontarle. E ho una passione per le navi. Cosa posso dire?» «Sembra che sia il suo cuore a parlare, più che la logica e i fatti.» Lui storce la bocca e mi soppesa con lo sguardo. «È possibile. Anche se certe persone direbbero che ionon ho un cuore.»
[…]
Gli lancio un’occhiata di sottecchi mentre si mette in coda, in attesa di essere servito. Potrei stare tutto il giorno a guardarlo… È alto, slanciato, con le spalle forti… e il modo in cui i pantaloni gli cadono sui fianchi… Una o due volte si passa le dita tra i capelli, che adesso sono asciutti ma sempre scarmigliati. Mmh… quanto vorrei farlo io. Mi mordo il labbro e abbasso gli occhi, perché non mi piace la direzione che stanno prendendo i miei imprevedibili, imbarazzanti pensieri. «A cosa sta pensando?» Grey è accanto a me, e mi coglie di sorpresa. Divento paonazza. “Stavo pensando di accarezzare i tuoi capelli e mi chiedevo se al tatto fossero morbidi come sembrano.” Scuoto la testa. Lui ha portato un vassoio, che posa sul piccolo tavolo rotondo. Mi porge una tazza sul piattino, una piccola teiera e, a parte, un secondo piattino con una bustina di tè su cui c’è scritto TWININGS ENGLISH BREAKFAST: la mia marca preferita. Per sé ha preso una tazza di caffè macchiato con un grazioso motivo di foglie disegnato sul latte. Ha ordinato anche un muffin ai mirtilli. Dopo aver scostato il vassoio, si siede di fronte a me. Sembra così sicuro di sé, così tranquillo, così a suo agio nel proprio corpo, che mi fa invidia. Io sono maldestra e scoordinata, a stento capace di andare dal punto A al punto B senza cadere lunga distesa. «A cosa sta pensando?» ripete. «Questo è il mio tè preferito.» La mia voce è bassa, ansimante. Non riesco proprio a credere di essere seduta davanti a Christian Grey in una caffetteria di Portland. Capisce che gli sto nascondendo qualcosa. Immergo la bustina nella teiera e quasi subito la ripesco con il cucchiaino. Mentre la poso sul piatto, lui china la testa e mi guarda con aria interrogativa. «Mi piace che il tè sia leggero» mormoro a mo’ dispiegazione.
[…]
«Ha una fidanzata?» mi lascio sfuggire. Cavolo… “Non l’avrò detto a voce alta?” Lui mi guarda, con un mezzo sorriso. «No, Anastasia. Non sono un tipo da fidanzate» risponde sommessamente. Ah… “E questo cosa vorrebbe dire? Non è gay. Oh, forse sì… merda!” Deve avermi mentito durante l’intervista. Per un attimo, mi illudo che prosegua dando qualche spiegazione, qualche indizio per decifrare la sua criptica affermazione, invece no. Devo andarmene. Devo cercare di raccogliere le idee. Devo allontanarmi da lui. Faccio qualche passo precipitoso e inciampo in mezzo alla strada. «Maledizione, Ana!» urla Grey. Mi afferra così forte per la mano che gli vado a sbattere addosso, proprio mentre un ciclista in contromano ci supera in un lampo, mancandomi per un soffio. Succede tutto così in fretta… un attimo prima sto cadendo, l’attimo dopo mi ritrovo tra le sue braccia e lui mi stringe forte al petto. Respiro il suo profumo fresco e intenso. Odora di biancheria pulita e di qualche costoso sapone. È inebriante. «Tutto bene?» mormora. Con un braccio mi tiene stretta a sé, mentre con le dita dell’altra mano mi accarezza dolcemente il viso, tastandomi con delicatezza, esplorandomi. Con il pollice, mi sfiora il labbro inferiore, e sento il suo respiro spezzarsi. Mi sta guardando negli occhi, e io reggo il suo sguardo ardente per un attimo, o forse a lungo… ma alla fine, la mia attenzione è attratta dalla sua splendida bocca. “Oddio.” Per la prima volta in ventun anni, ho voglia di essere baciata. Ho voglia di sentire quella bocca sulla mia.
“Baciami, dannazione!” lo imploro, ma non riesco a muovermi. Sono paralizzata da un bisogno sconosciuto, completamente ammaliata. Sto fissando, ipnotizzata, la bocca perfettamente scolpita di Christian Grey, e lui mi guarda con gli occhi socchiusi, lo sguardo torbido. Ha un respiro più pesante del solito, mentre io ho smesso del tutto di respirare. “Sono tra le tue braccia. Baciami, ti prego.” Lui abbassa le palpebre, respira a fondo, e scuote piano la testa come in risposta alla mia muta richiesta. Quando riapre gli occhi, sembra avere una nuova, incrollabile convinzione. «Anastasia, dovresti stare alla larga da me. Non sono l’uomo per te» mormora, passando al tu. “Cosa? Perché mai dice una cosa del genere?” Semmai, dovrei essere io a giudicare. Lo guardo di traverso, confusa dal suo rifiuto. «Respira, Anastasia, respira. Adesso ti aiuto a rimetterti in sesto e ti lascio andare» dice piano, e si stacca con dolcezza. Una scarica di adrenalina mi ha attraversato il corpo, per lo scontro mancato con il ciclista o per l’inebriante vicinanza di Christian, lasciandomi debole e stordita. “No!” urla la mia vocina interiore quando lui si allontana, lasciandomi a secco. Mi tiene le mani sulle spalle, studiando le mie reazioni. E l’unica cosa a cui riesco a pensare è che volevo essere baciata, mi si leggeva in faccia, e lui non l’ha fatto. “Non mi vuole. Ho mandato a puttane il nostro appuntamento, non c’è dubbio.” «Ho capito» mormoro, recuperando la voce. «Grazie» sussurro umiliata. Come ho potuto fraintendere fino a questo punto quel che c’era tra noi? Devo andarmene subito. «Per cosa?» chiede, senza togliermi le mani dalle spalle. «Per avermi salvata» mormoro. «Quell’idiota stava andando contromano. Meno male che c’ero io. Mi vengono i brividi se penso a cosa poteva succederti. Vuoi entrare un attimo nell’hotel e sederti?» Lascia cadere le braccia lungo i fianchi, e io, in piedi di fronte a lui, mi sento una stupida. Scuoto la testa per schiarirmi le idee. Voglio solo andarmene. Tutte le mie vaghe, inespresse speranze sono state distrutte. Lui non mi vuole. “Cosa ti eri messa in testa?” mi rimprovero. “Cosa potrebbe volere da te uno come Christian Grey?” mi sbeffeggia la vocina interiore. Mi circondo con le braccia e mi giro verso la strada, notando con sollievo che è apparso il verde. Mi affretto ad attraversare, sapendo che Grey è dietro di me. Davanti all’hotel, mi giro un attimo verso di lui, ma non riesco a guardarlo negli occhi. «Grazie per il tè, e per le foto» mormoro. «Anastasia… io…» Si interrompe, e il suo tono angosciato reclama la mia attenzione, quindi, riluttante, lo guardo. Si sta ravviando i capelli, con uno sguardo triste. Sembra lacerato, frustrato, la sua espressione severa, il suo perfetto autocontrollo sono evaporati. «Cosa c’è, Christian?» sbotto irritata, dato che non completa la frase. Voglio solo andarmene via. Ho bisogno di portare lontano il mio fragile orgoglio ferito e trovare il modo di curarlo. «In bocca al lupo per gli esami» sussurra. “Come???!!!” È per questo che ha un’aria così desolata? È questa la grande frase d’addio? Un in bocca al lupo per gli esami? «Grazie.» Non riesco a mascherare una nota di sarcasmo. «Addio, Mr Grey.» Giro sui tacchi, meravigliata di non inciampare, e senza più voltarmi sparisco lungo il marciapiede, in direzione del parcheggio sotterraneo. Una volta al riparo del freddo, buio cemento del garage, con le sue squallide luci al neon, mi appoggio al muro e mi prendo la testa tra le mani. Che razza di idea mi ero fatta? Lacrime inopportune e irrefrenabili mi salgono agli occhi. “Perché sto piangendo?” Mi lascio scivolare a terra, furiosa con me stessa per questa reazione assurda. Mi rannicchio con le ginocchia al petto. Voglio diventare più piccola possibile. Forse così anche questo dolore assurdo diventerà più piccolo. Lascio che le mie irrazionali lacrime scorrano senza freno. Piango per aver perso una cosa che non ho mai avuto. “Che stupida.” Piango per ciò che non c’è mai stato… per le mie speranze e i miei sogni infranti, per le mie aspettative finite nel nulla. Non sono mai stata rifiutata in vita mia. Certo… ero sempre l’ultima scelta per la squadra di pallacanestro o di pallavolo, ma questo era comprensibile: correre e fare qualcos’altro in contemporanea, tipo far rimbalzare o lanciare una palla, non è pane per i miei denti. In campo sentimentale, però, non mi sono mai messa in gioco. Una vita di insicurezze… Sono troppo pallida, troppo magra, troppo trasandata, scoordinata, e la lista potrebbe continuare all’infinito. Quindi sono sempre stata io a respingere qualsiasi spasimante. C’era un tipo del corso di chimica che mi veniva dietro, ma nessuno ha mai suscitato il mio interesse… nessuno, a parte Christian Grey. Forse dovrei essere più gentile con Paul Clayton e José Rodriguez, anche se sono certa che nessuno dei due si è mai ritrovato a singhiozzare in un angolo buio. Forse ho solo bisogno di piangere un po’.
[…]
«Ho presentato domanda per alcuni stage. Sto aspettando la risposta.» «L’hai presentata anche alla mia azienda, come ti avevo suggerito?» “Certo che no.” «Mmh… no.» «Cosa c’è che non va nella mia azienda?» «Nella tua azienda o nel capo della tua azienda?» scherzo. «Mi prendi in giro, Miss Steele?» Piega la testa di lato. Mi sembra divertito, ma non ne sono sicura. Non riesco a guardarlo negli occhi quando usa quel tono di voce. «Vorrei essere io a mordere quel labbro» mormora con voce roca. Rimango senza fiato, del tutto inconsapevole del fatto che mi stavo mordendo il labbro inferiore. Credo che sia la cosa più erotica che mi abbiano mai detto… Il mio respiro si fa affannoso. Sono tutta un fremito, senza che lui mi abbia nemmeno toccata. Mi agito nervosamente sulla sedia e incrocio il suo sguardo penetrante. «Perché non lo fai?» lo sfido con calma. «Perché non ho intenzione di toccarti, Anastasia… non prima di aver avuto il tuo consenso scritto.» Le sue labbra accennano un sorriso. “Cosa?” «Che intendi dire?» «Esattamente quello che ho detto.» Sospira e scuote la testa, divertito, ma anche esasperato. «A che ora finisci di lavorare stasera?»
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Ma quello che domina la stanza è un letto. È più grande di un matrimoniale, un modello a baldacchino con ornate colonnine rococò e la parte superiore piatta. Sembra risalire alla fine del Diciannovesimo secolo. Sotto il drappo vedo scintillare altre catene e manette. Non ci sono lenzuola… solo un materasso coperto di pelle rossa e cuscini di raso rosso ammucchiati su un lato. A qualche metro di distanza c’è un ampio divano Chesterfield rosso scuro, collocato al centro della stanza e rivolto verso il letto. Che strana disposizione… un divano rivolto verso il letto. Sorrido tra me e me: definisco strano proprio il divano, che in realtà è l’arredo più normale della stanza. Alzo gli occhi e guardo il soffitto. Ci sono moschettoni appesi dappertutto. Mi chiedo vagamente a cosa servano. La cosa curiosa è che tutto quel legno, le pareti scure, la luce soffusa e il cuoio rosso rendono la stanza quasi intima e romantica… So che è tutto tranne questo. È la versione di Christian dell’intimità e del romanticismo.
[…]
«Sono un Dominatore.» Il grigio dei suoi occhi è bruciante, intenso. «Cosa significa?» mormoro. «Significa che voglio che accetti di abbandonarti spontaneamente a me, in tutto.» Aggrotto la fronte, cercando di assimilare l’idea. «Perché dovrei fare una cosa del genere?» «Per compiacermi» mormora, inclinando la testa di lato, e vedo l’ombra di un sorriso. “Compiacerlo! Vuole che lo compiaccia!” Resto a bocca aperta. “Compiacere Christian Grey.” E in quel momento mi rendo conto che, sì, è proprio quello che voglio fare. Voglio che lui tragga un folle godimento da me. È una rivelazione. «In parole povere, voglio che tu desideri compiacermi» dice piano. La sua voce è ipnotica. «E come dovrei fare?» Ho la bocca secca, vorrei aver bevuto più vino. Okay, capisco la storia del voler essere compiaciuto, ma sono disorientata dallo scenario tipo boudoir elisabettiano/stanza delle torture. Sono sicura di voler conoscere la risposta? «Ho delle regole e voglio che tu le rispetti. Sono per il tuo bene, e per il mio piacere. Se le segui in modo soddisfacente, ti ricompenso. Se non lo fai, ti punisco, così imparerai» sussurra. Mentre lui parla, lancio un’occhiata alla rastrelliera delle verghe. «E tutto questo armamentario quando entra in gioco?» Faccio un cenno vago con la mano per indicare la stanza. «Rientra tutto nel pacchetto degli incentivi. Premi e punizioni.» «Quindi tu ti ecciti esercitando la tua volontà su di me.» «Si tratta di conquistare la tua fiducia e il tuo rispetto, in modo che tu mi consenta di esercitare la mia volontà su di te. Io traggo un grande piacere, addirittura gioia, direi, dalla tua sottomissione. Più tu ti sottometti, più la mia gioia aumenta: è un’equazione molto semplice.» «D’accordo, e io cosa ci guadagno?» Si stringe nelle spalle, con un’aria quasi di scuse. «Me» risponde semplicemente.
[…]
Mi fa cenno di sedermi su una sedia di cuoio davanti a lui e mi porge un foglio di carta. «Queste sono le regole. Possono essere soggette a cambiamenti. Costituiscono una parte del contratto, che ti darò. Leggile e discutiamone.» REGOLE Obbedienza La Sottomessa obbedirà a qualsiasi istruzione impartita dal Dominatore, immediatamente, senza riserve e con sollecitudine. La Sottomessa accetterà qualsiasi attività sessuale considerata appropriata e piacevole dal Dominatore, fatta eccezione per le attività considerate limiti assoluti (Appendice 2). Lo farà con zelo e senza esitazioni. Sonno La Sottomessa garantirà di dormire almeno sette ore per notte quando non è insieme al Dominatore. Alimentazione La Sottomessa mangerà regolarmente per mantenersi in forma e in salute, scegliendo da una lista prescritta di cibi (Appendice 4). La Sottomessa eviterà gli spuntini fuori pasto, a eccezione della frutta. Abbigliamento Per tutta la durata del contratto, la Sottomessa indosserà esclusivamente abiti approvati dal Dominatore. Il Dominatore fornirà un budget per l’abbigliamento della Sottomessa, che lei utilizzerà. Il Dominatore, quando lo riterrà opportuno, accompagnerà la Sottomessa ad acquistare i vestiti. Se il Dominatore lo desidera, la Sottomessa indosserà qualsiasi ornamento il Dominatore richieda, in presenza del Dominatore e in qualsiasi altra occasione il Dominatore ritenga opportuno. Esercizio fisico Il Dominatore fornirà alla Sottomessa un personal trainer quattro volte alla settimana in sessioni di un’ora da concordare tra il personal trainer e la Sottomessa. Il personal trainer riferirà al Dominatore i progressi della Sottomessa. Igiene personale / Bellezza La Sottomessa si terrà pulita e depilata con rasoio e/o ceretta in qualsiasi momento. La Sottomessa si recherà in un salone di bellezza a scelta del Dominatore nelle occasioni prescritte dal Dominatore, e si sottoporrà a qualsiasi trattamento il Dominatore ritenga opportuno. Sicurezza personale La Sottomessa eviterà di bere in eccesso, fumare, assumere droghe, o mettersi in pericolo senza motivo. Qualità personali La Sottomessa eviterà rapporti sessuali con persone che non siano il Dominatore. La Sottomessa si comporterà sempre in modo rispettoso e modesto. Deve riconoscere che il suo comportamento ha un riflesso diretto sul Dominatore. Sarà ritenuta responsabile di qualsiasi misfatto, trasgressione e comportamento scorretto commesso in assenza del Dominatore. La trasgressione di una qualsiasi delle regole precedenti provocherà un’immediata punizione, la cui natura sarà determinata dal Dominatore. “Mio Dio.”